Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/383

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voglio farvene conoscere la situazione, i contorni, le piante animate, gli spiriti ed i geni de’ quali Iddio solo conosce il numero. —

«Cagionarono quelle parole qualche cordoglio a Giamaspe, poichè ardeva della voglia di rivedere la moglie e la madre. Se la cosa è così,» disse, «pregherò vostra maestà a terminare la storia: di Offan e di Belukia, onde soddisfare alla mia curiosità ed abbreviare la lunghezza della sera. — Volontieri,» rispose la regina de’ serpenti, e proseguì il racconto nel modo seguente:

«— Offan e Belukia si unsero la caviglia del piede col succo della pianta, e camminarono sulla superficie dell’onde, osservando con istupore i prodigi e le maraviglie che trovavansi sotto i loro piedi. Così procedendo sull’acque, giunsero in fine al settimo mare, dove videro un’alta catena di montagne, le cui rocce erano formate di pietre preziose, di muschio il più puro, e videro parimente una grotta illuminata da dolce chiarore; entrarono, e scorsero un trono d’oro scintillante di diamanti e d’una moltitudine d’altre pietre. Salomone riposava addormentato sul trono, rivestito d’un manto verde ornato di magnifici ricami di perle e diamanti, e lo splendore di quelle pietre diveniva ancor più abbagliante per l’anello che il gran re portava nel mignolo della mano destra. Offan aveva insegnato al compagno le formole di scongiuro da adoperarsi, e sì posero amendue al cimento; ma appena Offan si fu avvicinato, che di sotto al trono uscì un serpente mostruoso, vomitante fiamme, il quale gli disse con orribile fischio: — Se non t’allontani all’istante, sei perduto.» Continuò Offan i suoi scongiuri, ed il serpente gli ripetè le medesime parole. Belukia fece tre passi indietro, ed uscì dalla grotta; ma l’altro persistette nella temeraria impresa ed allungò la mano all’anello. Al medesimo istante, il serpente