Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/388

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scorse un gigante alto più di cinquanta piedi, sdraiato sull’erba. — Vorrebbe vostra signoria permettermi di cogliere alcuni di quei frutti?» chies’egli. — No!» rispose il gigante; «poichè sei uomo e figlio di mortali. Il padre della tua schiatta, Adamo, si è mostrato disobbediente agli ordini di Dio, mangiando del frutto proibito; ecco perchè non devi gustar di questo: te lo proibisco in nome del mio padrone, il re Sakhar. — Allora è un’altra cosa,» disse Belukia, e si allontanò per continuare a piedi il suo viaggio verso un paese rimpetto a quell’isola.

«Camminò Belukia dieci giorni e dieci notti attraverso deserti e catene di aride montagne. Il giorno undecimo scorse un gran nembo di polve ed udì un tumulto spaventoso. Inoltrò verso quel turbinio che sollevavasi all’ingresso di profonda valle, e vide una folla d’uomini che baltevansi con accanimento in campale battaglia. Le spade e le lance cozzavano con tremendo fragore ed il sangue scorreva a torrenti. Ma appena i combattenti ebbero veduto Belukia, deposero l’armi, e mandarono un parlamentario a chiedergli d’onde venisse, cosa volesse e qual ne fosse il nome. Belukia rispose che percorreva il mondo per amore di Maometto, il grande tra i profeti. — Così sono gli uomini!» sclamarono i combattenti; «ecco una singolare idea! Voi siete il primo che sia venuto in queste regioni. — Ma, e voi chi siete?» chiese sua volta Belukia. — Noi siamo i Ginn1, discen-

  1. Credono gli Orientali all’esistenza d’un ordine di spiriti chiamati ginn, di cui noi abbiam formato la voce geni. Dio creò dal fuoco Gian-ben-Gian, il padre della schiatta di questi ginn, e formò la loro madre con una delle sue coste, come in seguito formò Eva con una costa di Adamo. I geni riproducono la propria specie e soffrono la morte, sono inoltre condannati alla dannazione, o godono della beatitudine eterna, secondo che man-