Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/435

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allo Indie,» gli si disse; «indi nel Korassan e nell'Irak, d’onde giunge alla città de’ Giudei dopo una corsa di quindici mesi.» Giansciah partì colla caravana. Durante il viaggio, sforzossi in vano d’aver notizie del palazzo di Diamanti; niuno ne aveva udito parlare. Infine, dopo penoso cammino, giunse alla città degli Ebrei ed alla sponda del fiume, il cui letto restava asciutto tutti i sabati, e colà tutto accadde come nel primo suo viaggio. Udì il medesimo banditore proporre mille zecchini ed una bella schiava a quello che volesse lavorare un sol giorno pel suo padrone, e Giansciah non poteva desiderar di meglio, sapendo in che consistesse il travaglio richiesto. Fu come la prima volta trasportato in vetta al monte; poi si mise in cerca del padiglione di Salomone e dello sceik Nassr, cui voleva consultare. Come la prima volta, errò parecchi giorni per montagne ed aridi deserti, dove nulla vide fuorchè piante ed uccelli, e per la strada altro non fece che piangere. Trovato all’ingresso del padiglione il vecchio vicerè, gli narrò tutta la sua avventura, e lo pregò d’insegnargli dove giaceva il palazzo di Diamanti. — Non lo so,» riprese quello; «ve lo giuro pel potente Salomone figliuolo di David. Attendete che gli uccelli vengano a farmi l’annua loro visita; forse sapranno dirvene qualche cosa.» Tali parole rianimarono alquanto il coraggio di Giansciah, che attese l’arrivo degli uccelli, giunti i quali a stormi, che l’un l’altro succedevansi per baciare la mano al vicerè e rendergli omaggio, il vecchio chiese loro indizi intorno al palazzo di Diamanti; ma anch’essi gli giurarono, pel nome di Salomone, di non averne mai udito parlare. — Quand’è così, mio povero giovane,» disse a Giansciah lo sceik, «non avete meglio da fare che tornarvene a Kabul.» E nello stesso tempo, fece venire un grosso uccello cui incaricò di trasportare il principe a Kabul, dandogli l’itinerario da seguire.