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Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/472

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dorso in modo che cadde morto sul momento. — Dio! abbi pietà dell’anima sua!» sclamò l’emiro. «Ecco quello che accade quando si è insaziabili! Vi sono nel resto del palazzo ricchezze da superare ogni nostro desiderio.» Ciascuno fece il fatto suo, e la caravana, riccamente carica, lasciò la città di Bronzo per seguire la sua strada.

«Giunsero così alle falde d’un alto monte, nel quale erano scavate molte grotte, abitate da una generazione di negri che, invece di vesti, avvolgevamo entro stuoie. All’appressarsi della carovana, gli uomini si diedero alla fuga, ma le donne ed i fanciulli, trattenuti dalla curiosità, rimasero all’ingresso delle grotte. Si scaricarono i camelli e piantaronsi le tende; poco dopo discese dalla montagna il re de’ negri, e salutati gli emiri, chiese loro se fossero uomini o geni. — Siamo uomini,» rispose l’emiro; «ma voi, probabilmente, voi sì siete geni. — No,» disse il re de’ negri, «siamo della razza di Kam, figlio di Noè, ed abitiamo le sponde di questo mare, chiamato il mare della Prigione. — Non avete dunque mai avuto rivelazione di Dio e del profeta? — Vi domando perdono,» rispose il re; «sollevossi una volta, dal seno di questo mare, un uomo dal volto radiante, il quale sclamò con voce che fu udita per ogni dove: — Figliuoli, temete colui che vi vede senza essere veduto! Dite: Non v’è altro Dio che Dio, e Maometto è il suo profeta! Io, che vi parlo, sono Khizr, guardiano della fonte di vita.» Oltracciò vediamo, la notte d’ogni venerdì, una luce che scende sopra la terra, ed udiamo voci che cantano: — Lode e gloria al Signore degli angeli e degli spiriti! Ogni grazia viene da Dio, e non v’ha forza e potenza che in Dio eterno!

«— Siamo stupiti di quanto ci dite,» rispose Mussa; «quanto a noi, veniamo per ordine del Commendatore de’ credenti e principe de’ fedeli, il califfo