Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/563

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e dell’età di cinquecento anni, che riteneva tutti i viaggiatori per averli nel suo talamo, e poi li faceva morire: gran quantità di uomini era già perita in tal modo. Non mancò Gharib di esortarla ad abbracciare l’islamismo; ed essa: — Lascia l’islamismo,» gli disse, «e cedendo alle mie brame, abbraccia la mia religione. — Maledizione sulla vostra religione e su voi!» gridò il giovane.— Ostinato,» riprese la regina, «va stanotte al tempio del grand’idolo; forse il tuo cuore sarà tocco dalla grazia della divinità ch’io adoro.» Era d’onice quel dio, e carico di collane e braccialetti di perle e diamanti; Gharib, staccatoli tutti dall’idolo, li sbattè sul muro. La mattina seguente, vennero le guardie per prenderlo e condurlo alla regina; ma egli si difese con tanto valore che ne uccise ventiquattro. Gli altri corsero dalla sovrana per annunziarle l’avvenimento e la devastazione del tempio; talchè gettata nel primo impeto del suo dolore la corona per terra: — È fatta per l’idolo,» gridò ella, e tosto postasi alla testa di mille cavalieri, si recò al tempio per impadronirsi del ribelle, il quale aveva così maltrattate le sue guardie. Rinnovategli le sue proposte indarno come la prima volta, allora per la potenza d’un incantesimo, poichè era dotta maga, lo cambiò in scimiotto. Non vedendo modo veruno per racquistare la primitiva forma se non si arrendeva alle brame della fata, fe’ un cenno di testa che essa interpretò favorevolmente; ma fingendo d’abbracciarla, la soffocò. Ricopertosi quindi d’una brillante armatura trovata nel palazzo, uscì per la città a predicare l’islamismo. Gli abitanti presero l’armi onde vendicare la morta regina; sanguinosa fu la pugna, ed avrebbe potuto riuscir fatale per Gharib, se in tal periglio non fossero capitati in suo aiuto mille geni condotti da Silsal.

«L’eroe era fuor di sè per la gioia al rivedere l’an-