Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/596

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di melagrano. Servì il pasto agli schiavi, e distribuì a’ cani la loro porzione, senza che alcuno si avvedesse dall’assenza del cuoco; tanto Alì gli somigliava per istatura e grandezza!

«Quanto tutti nella casa furono a letto, Alì si cacciò nel guardaroba e nell’appartamento delle colombe, ed impadronitosi dell’abito consueto di Delileh e delle quaranta bestiuole, se ne andò verso mezzanotte. La mattina, un amico di Delileh rimase stupito, passando davanti alla sua dimora, di veder aperta la porta del khan; ma lo stupore vie più crebbe, allorchè, entrato, trovò i quaranta schiavi, i quaranta cani, Delileh e sua figlia Zeineb ancora tutti addormentati o piuttosto immersi nell’ebbrietà. Bruciò l’esca che gli venne alle mani, ne soffiò con un canello la polvere nelle nari di Delileh per svegliarla, e questa, aprendo gli occhi: — Dove sono?» disse. — Siete in casa vostra,» rispose l’amico, «ma ci troverete una strana confusione: i vostri cani dormono e le vostre colombe sono volate via. — Ah!» sclamò Delileb, «non v’ha che Ali Argento-Vivo, del Cairo, che abbia potuto farmi un tal giuoco. Promettete,» aggiunse, «di custodire il silenzio sinchè abbia riposto tutto in ordine.» Vestissi quindi, e recossi sull’istante da Hassan Sciuman. Postosi nel bagno, e ringraziato Sciuman dell’ottimo suo consiglio, erasi Argento-Vivo seduto a tavola coi quaranta officiali di giustizia per mangiare le colombe che aveva fatto arrostire. Delileh bussa alla porta ed è introdotta. — Che vieni a far qui, vecchia strega?» le gridò Sciuman; «sono annoiato delle interminabili tue querele con tuo fratello il pescatore. — Non vengo per pesce,» rispose Delileh, «ma per le mie colombe che uno de’ vostri mi ha rubate. — Oh! allora venite un po’ tardi, perchè sono già mangiate. » Prese Delileh un’ala di colomba