Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/653

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

239

l’altro. Apprezziamo la nostra ventura di possedere un simile sovrano, e ringraziamo il cielo di aver assicurata la nostra felicità, mediante la nascita d’un principe, che ci promette il più lieto avvenire. Non dobbiamo, per questo benefizio, minor riconoscenza al cielo, dei corvi che videro salva dalle fauci d’un serpente la loro prole.

«— Raccontacene la storia,» disse Gilia, ch’era estremamente curioso.

«— La storia è semplicissima,» rispose il visir. «Avevano due corvi costruito il loro nido su d’un albero, appiè dei quale anche un serpente teneva il suo. Vegliavano quelli sulle loro uova con tenera sollecitudine; nondimeno, il primo anno il serpente li divorò prima che fossero schiusi i pulcini. La stessa cosa stava per succedere l’anno dopo; ma i corvi implorarono il soccorso del cielo, ed una cicogna portò via il serpente, mentre saliva sull’albero per divorare i corbacchiotti... Iddio ha in simil guisa ascoltate le nostre preghiere, conservando la posterità d’un buon re come conservò quella dei corvi.

«— Salve, diletto re!» disse il terzo visir.«Le rare virtù della vostra sublime anima vi assicurano l’amore degli uomini e degli angeli; sono esse prezioso dono del cielo, perchè di là viene tutto ciò che gli uomini posseggono. Dio è il dispensatore delle grazie: agli uni concede la potenza, agli altri la sapienza; a questo i tesori, a quello la virtù. Egli è che distribuisce i beni ed i mali, che fa nascere le malattie e rende la salute; che forma i ricchi ed i poveri, che dà la vita e la morte. Pose egli il colmo alle sue grazie ed alla nostra felicità colla nascita d’un principe: riceviamo dunque dalle sue mani con grato cuore tal benefizio. Guardiamoci dal desiderare al di là di quanto ci ha destinato la bontà divina, per timore non ci accada come a quella vol-