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NOTTE CMXI-CMXX

STORIA

D’ABUKIR E D’ABUSSIR.

— Era una volta nella città di Alessandria un tintore, chiamato Abukir, ed un barbiere del nome di Abussir. Ambedue aveano la bottega nel bazar, vicino l’un all’altro. Il tintore era un astuto furbo che non si faceva verun scrupolo di gabbare la gente. Allorchè gli si portava da tingere una pezza di stoffa, Abukir domandava denaro anticipato, col pretesto d’abbisognarne per comprare i colori, ed appena l'aveva, l'adoperava a tutt’altro oggetto. Trovava poi modo, con diversi raggiri, di far passeggiare la gente innanzi indietro. Infine, fingendosi disperato, giurava che gli era stata rubata la stoffa, ed aver fatto il possibile per trovarne di simile senza riuscirvi: tali scroccherie gli riuscirono per qualche tempo; ma essendosi sparsa la voce del vero in tutta la città, Abukir perdette tutto il suo credito.

«Avendo giuocato un simil tiro ad un personaggio potentissimo, volle questi fargli chiudere la bottega; ma non vi si trovarono che alquanti vasi rotti — È maraviglia,» disse il barbiere al tintore, «che tutti i birboni s’introducano sempre nella vostra bottega, mentre nella mia, che vi sta accanto, non ne veggo mal uno solo.» Abukir confessò senza più al suo vicino la verità, dicendogli che la povertà l’avea