Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/736

Da Wikisource.

322


sieme, e Kamar-al-Zeman, accommiatatosi dall’ospite, si recò dalla moglie del barbiere. — Orsù,» gli disse questa, «narratemi la vostra avventura, benchè ve la vegga dipinta in volto, — Ah!» ripresagli, «sono le zanzare che m’hanno così divorato le guance. — Davvero, le zanzare?» soggiunse la moglie del barbiere; «e la vostra visita non ebbe altro risultato? No,» rispose, «Se non fossero questi quattro dadi che mi son trovati in tasca — Mostratemeli. Ah!» prosegui essa, dopo averli considerati, «siete ben semplice a non esservi accorto che portate ancora sul viso il segno dei baci di quella che amate, e che quei dadi sono un rimprovero ch’essa vi fa d’aver passato il tempo a dormire mentre potevate impiegarlo meglio. Così essa volle dirvi: È un fanciullo chi passa il suo tempo dormendo; eccovi dadi come conviensi a fanciulli che non sanno divertirsi ad altro giuoco.... Non è questo parlare assai chiaro? Fatene la prova; approfittate stasera dell’invito del gioielliere, il quale, non ne dubito, v’indurrà nuovamente ad andar a cena da lui, e voi non dimenticherete, spero, di renderci tutti felici.» Kamar-al-Zeman le promise una borsa di cinquecento zecchini e tornò al suo khan.

«Como passò la notte il forastiero?» chiese la moglie al gioielliere allorchè questi le venne ad augurare il buon giorno. — Malissimo,» rispose; «le zanzare l’hanno punto in maniera terribile.

Che farci!» ripigliò la donna; «le zanzare amano succiare il sangue, e più di tutto quello dei forestieri. Forse lo incomoderanno meno stanotte, poichè spero che l’inviterete di nuovo: tale gentilezza è il meno che possiate usargli, in riconoscenza di tutti i contrassegni di generosità de’ quàli vi ha colmato. —

«Il gioielliere invitò adunque Kamar-al-Zeman, e tutto in quella notte accadde come bella precedente. La