Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/744

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promise di non sposare la moglie del gioielliere. Abderahman, abbracciatolo, ordinò di chiudere Halima e la sua schiava in un padiglione, dove una negra portava lor da mangiare, senza che alcuno ardisse aver con esse commercio alcuno.

«Allora, Abderahman si occupò a cercare in tutta la città un partito conveniente al figlio, e dopo varie domande e parecchi rifiuti, lo fidanzò infine colla figlia del muftì, ch’era la più bella creatura del Cairo, e la cui leggiadria superava anche quella di Halima. Furono gli sponsali celebrati con tutta la magnificenza; i banchetti, le illuminazioni, le danze ed i giuochi durarono quaranta intieri giorni, l’ultimo de’ quali fu una festa pei poveri, che chiamaronsi da tutte le parti a prender posto alle tavole per essi imbandite. Si vide in quella avvicinarsi un uomo malvestito, abbronzato dal sole e dalle fatiche d’un lungo viaggio, sul quale Kamar-al-Zeman fermando gli sguardi, riconobbe Asti-Obeid.

«Dopo aver assistita la propria moglie a salire nella lettiga ed essersi congedato da Kamar-al-Zeman, se n’era il gioielliere tornato alla bottega, dove passò il resto del giorno al lavoro. Era tardi quando tornò a casa, e non trovando nè la moglie, nè le sue ricchezze, si accorse alla fine dello scherzo ond’era vittima, e nella sua disperazione voleva togliersi la vita. Nondimeno conservò ragione bastante per non somministrare a’ suoi nemici l’occasione di burlarsi di lui, e risolse di tener chiuso entro di sè il segreto della sua vergogna. Sparse quindi la voce che andava a raggiungere il suo amico Kamar-al-Zeman al Cairo, e conduceva seco la moglie, incaricando in pari tempo gli amici di dire, se mai alla corte s’informassero di lui, ch’era partito con Halima per la Mecca, dove lo chiamavano affari di commercio. Comprò una schiava che pose nella lettiga, per farla credere la moglie, e tosto s’avviò alla volta d’Egitto.