Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/755

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«Nell’accostarmi alla città, notai con maravigiia grandissima che le mura, le torri, le porte ed i palazzi erano d’acciaio della China lavorato con molt’arte. Presso alla mura vidi un uomo seduto sur un sofà di pietra, il quale portava al braccio una catena d’ottone, cui stavano attaccate quattordici chiavi. Da ciò congetturai che la città avesse quattordici porte, e che quegli ne fosse il custode. Lo salutai adunque, ma egli non mi rispose. — Ola!» gridai, battendogli sulla spalla, «dormi o sei ubbriaco? non sei musulmano, che non mi rendi il saluto?» Colui restava sempre immobile; postagli aspramente la mano sulla faccia, vidi, colla massima sorpresa, che quell’uomo era impietrito. Entrai quindi nella città; da per tutto incontrai gente per le strade, ma tutti immobili e tramutati in pietra; vedeansi aperte le botteghe, e piene di merci e di provvigioni d’ogni specie, coi mercanti seduti ai loro banchi. Vi si trovavano stoffe a filigrana fine quanto ragnateli; ma, toccando, si sentiva che tutto era pietrificato. Trovai molti vasi pieni d’oro: ne presi quanto ne potei portare, e mi dolsi che i miei fratelli non fossero con me per approfittare di tante ricchezze, che l’oro solo non era cangiato in pietra, ma solamente tutto il resto, i cani, i gatti, i legumi, le frutta. Così il solo mercato nel quale gli oggetti si trovassero nello stato loro naturale, era quello dei gioiellieri, dove i rubini, i diamanti, gli smeraldi erano ammucchiati l’un sull’altro. Ne presi quanti ne volli e proseguii la mia strada. Giunto dinanzi ad un vasto palazzo che attirò la mia attenzione per la magnificenza e la moltitudine degli schiavi e delle guardie impietrite che vidi all’ingresso, vi entrai, ed attraversato un immenso cortile, penetrai in una vasta sala, nella quale vidi i grandi ed i visiri seduti: in mezzo ad essi era, sur un trono, una figura venerabile, vestita colle insegne