Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/764

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ora vi darò, dicendole: «Il re de’ mortali, il califfo Aaron-al-Raschild, mi ha vietato di maltrattare i miei fratelli, e m’incaricò di consegnarvi questo viglietto. —

«Abdallah tornò a casa inquietissimo sulle conseguenze dell’obbedienza ch’era costretto a promettere al califfo, e la quale, d’altra parte, lo faceva disobbedire alla moglie. Si raccomandò dunque a Dio, e recatosi alla stanza dove stavano incatenati i suoi fratelli, annunziò loro come per quella notte fossero liberati dal solito supplizio, e potessero cenare con lui; quelli dimostrarono il loro contento con un urlo prolungato e le più vive carezze. Abdallah li fece sedere a mensa con lui, con grande stupore della sua gente che dicevano tra loro: — Com’è possibile che un governatore di Basra abbia da mangiare coi cani?» E la maraviglia loro viepiù crebbe, allorchè Abdallah, dopo cena, presentò alle bestie acqua per lavarsi le zampe; ma rimasero del tutto stupefatti, quando il padrone comandò di preparare pei cani un letto vicino al suo: strana condotta che diede occasione ad infinite congetture.

«Appena il governatore erasi posto a letto, comparve Saide, collo staffile in mano, e minacciò il marito di tramutarlo anch’egli in cane, per aver osato scatenare i suoi fratelli, e risparmiar loro il castigo della fustigazione. — Ve ne scongiuro in nome delle parole misteriose scolpite sul sigillo di Salomone,» disse Abdallah, «leggete questa lettera, che vi presento in nome del califfo Aaron-al-Raschild.» Prese Saide il biglietto, e lesse ciò che segue:

««In nome del Dio clemente e misericordioso! Il re de’ mortali Aaron-al-Raschild, a Saide, figliuola del re Rosso. Ho comandato al vostro sposo di riconciliarsi co’ suoi fratelli. Fate eseguire i miei ordini