Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/81

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nerissime nubi che corrono da levante a ponente; — Non sono nuvole,» disse Bharam, «ma altissime montagne chiamate i monti delle Nubi. Alla loro vetta, avremo raggiunto lo scopo del nostro viaggio, e coll’aiuto che mi presterai, torneremo al nostro vascello più ricchi di tutti i sovrani della terra; ma per far ciò, bisogna che tu mi obbedisca puntualmente in tutto quello che ti comanderò.» Azem glielo promise; ma fremeva internamente quando rammentava le trentanove vittime del vecchio Guebro ed i barbari trattamenti sofferti sulla nave, e pentivasi di essersene dipartito, ma troppo tardi. Si raccomandò nuovamente alla Provvidenza, e cercò nascondere alla meglio il proprio timore. Bharam lo colmava di carezze; viaggiarono così altri quattro giorni, dopo i quali trovaronsi alle falde delle montagne nere, ma non vi poterono salire, giacchè un precipizio, formato dal fianco dei dirupi, tagliati a picco, ed un largo fossato, impedivano di avvicinarsi, e la loro prodigiosa altezza diffondeva una tetra oscurità sugli oggetti circostanti.

«Scesi a terra, lasciarono pascolar i camelli. Il mago levò dalle provvigioni tre pani ed un piccolo vaso d’acqua, accese il fuoco, uccise poscia il più giovane dei camelli, e sventratolo, ne lavò ben bene l’interno. Allora disse ad Azem: — Figliuolo, ecco il momento di finire le nostre fatiche: a tal uopo bisogna entrare nel corpo di questo animale; io ne cucirò quindi la pelle, avendo cura di lasciarvi un foro onde tu possa respirare. Un enorme roc verrà a prendere negli artigli l’animale, e lo porterà sulla cima del monte; quando t’accorgerai di essere in terra, affrettati ad aprirti un varco colla daga; la tua improvvisa comparsa farà fuggire l’uccello: allora, senza perder tempo, riempirai il sacco che ti porgo colla polvere nera che troverai sulla vetta della montagna, ed attaccatolo al capo di questa corda, lo ca-