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jacopo tiepolo 97

»aut nostræ monetæ falsator extiterit, quod manum perdere debeat, si de hoc confessus fuerit, aut convictus per testes».

Di Jacopo Tiepolo possediamo le stesse monete che furono coniate anche dal suo predecessore. Comune è il in alcuno dei quali si cominciano a vedere i punti segreti o segni posti dagli zecchieri per conoscere chi avesse sorvegliata la coniazione; raro il quartarolo e più ancora il bianco, di cui non si conosce che un solo esemplare, che dalla raccolta Koch è passato a Londra nel Museo britannico.

Proveniente dal legato del senatore Domenico Pasqualigo esiste nel Museo di S. Marco un pezzo d’oro col conio del grosso di Jacopo Tiepolo. Molti numismatici fra cui Carli 1 e Zon 2 prestarono fede alla genuinità di tale nummo e ritennero anteriore al 1284 la monetazione dell’oro nella zecca veneziana. Sfortunatamente il grosso d’oro di Jacopo Tiepolo della Marciana, come quello di Francesco Foscari nominato pure dal Carli e dallo Zon e che probabilmente è lo stesso che si trovava nella Raccolta Montenuovo, sono gettoni, ossia fusioni eseguite sopra impronte del grosso d’argento 3, per cui cadono tutti i ragionamenti fatti per provare che prima del ducato si coniasse a Venezia moneta d’oro.


  1. Carli Rubbi G. R. Delle monete ecc. opera citata, Tomo I, pag. 409.
  2. Zon A. opera citata, pag. 21.
  3. Anche di Giovanni Soranzo mi venne offerto un grosso d’oro, fuso esso pare sopra impronta tratta dal grosso d’argento.