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110 lorenzo tiepolo

Dimostra il Brunacci1 nel capitolo VI, dove parla delle monete usate a Padova nel XIII secolo, che il grosso aveva aumentato il suo originario valore sino a 27 piccoli nel 1265, e che più tardi, nel 1274, esso era portato a 28; ma i documenti riferiti a suffragio di tali asserzioni sono di diversa natura, perchè il primo, e cioè quello del 1265, è semplicemente un’atto di ricevuta in cui il grosso è ragguagliato a 27 piccoli, mentre il documento del 1274 è un atto pubblico, tratto dagli Statuti di Padova, che riportiamo2: «Potestate domino Jacopino Rubeo. Millesimo ducentesimo septuagesimo quarto. Nulla moneta expendi debeat in civitate Padue, exceptis monetis grossis veronensibus, paduanis et tridentinis grossis, et exceptis denariis parvis venetis, paduanis et veronensibus, qui expendi possint ut est actenus consuetum, et omnes alie monete, predictis exceptis, forbaniantur de Padua et paduano districtu, et exquiratur sacramento a gastaldionibus frataliarum, campeoribus et mercatoribus quod non accipiant aliquas alias moli netas, preter predictis nisi pro argento rupto. Et denarii veneti grossi accipiantur et expendantur pro denariis vigintiocto parvis pro uno, secundum quod expenduntur Venetiis, et non currant cum aliquo alio lazo.»

Da tutto ciò si rileva che il grosso veniva preferito dal pubblico e dal commercio, ed era pagato più del suo prezzo reale ed ufficiale: questa evidentemente è la regione per cui la zecca veneta aveva dovuto cessare la coniazione dei, mo neta deprezzata, che valeva meno di ciò che sarebbe costato il fabbricarla. Ma dopo lungo corso d’anni, anche tale astensione della più pregiata officina monetaria aveva i suoi danni ed i suoi pericoli, mancando così una moneta di giusto peso, necessaria alle minute contrattazioni in un tempo in cui abbondava la moneta falsa e scadente, mentre faceva difetto la buona. Per rimediare a tali inconvenienti fu scelto il mezzo

  1. Joannis Brunatii, De re nummaria patavinorum, opera citata, pag. 42 e seguenti.
  2. Statuti del Comune di Padova, Padova, Sacchetto 1878, pag. 274.