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GIOVANNI DANDOLO

DOGE DI VENEZIA

1280 - 1289.


Dopo che Jacopo Contarmi ebbe deposto il potere, i voti degli elettori si raccolsero su Giovanni Dandolo, di antica ed illustre prosapia. Egli fece la pace cogli Anconetani, ma continuò la guerra contro Trieste e le città insorte dell’Istria, sostenute dal Patriarca di Aquileja, guerra dapprima sfortunata, ma in fine coronata d’esito felice, con l’occupazione di Trieste e delle altre città. Erasi stretto un trattato con Carlo d’Angiò e con Filippo di Francia per la conquista di Costantinopoli, ma i vespri siciliani fecero abortire la spedizione progettata, ed anzi non avendo i veneziani lasciato bandire la crociata contro Pietro d’Aragona, il Pontefice li colpì di scomunica. Venezia in quel tempo, oltre ai danni della guerra e dell’interdetto, ebbe a soffrire carestia, inondazione, terremoto e pestilenza, ma tutte queste disgrazie non impedirono che fosse migliorata l’amministrazione interna e curato l’abbellimento della città.

Il principato di Giovanni Dandolo, sotto l’aspetto numismatico, è sopratutto famoso per la istituzione del ducato d’oro. Prima però di trattare di questo importante argomento, conviene soffermarsi un poco su due parti del Maggior Consiglio, che riguardano le monete d’argento già esistenti, del seguente tenore:

» Millesimo, ducentesimo, octuagesimo secundo. Indictione decima. Die XXVIII Maij. Pars fuit capta quod denarius grossus debeat dari a modo ad parvos prò denariis XXXIT et quilibet debeat ipsum recipere prò denariis XXXII ad