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prefazione ix

di 250/1000 di fino, sotto il quale si devono considerare monete basse o divisionarie.

Per il peso, quando non ho potuto rilevarlo dai documenti, mi sono tenuto agli esemplari meglio conservati e più pesanti, avendo osservato che quasi mai le monete raggiungono il peso legale e ritenendo inferiore al vero il peso calcolato sulle medie anche di esemplari bene conservati.

Ho scelto l’antico peso veneziano, perchè è quello usato nei documenti, mettendo fra parentesi la riduzione in grammi1; invece nel titolo mi sono servito della divisione in millesimi, mettendo fra parentesi il modo veneziano di segnarlo, che è quello di indicare i carati di lega accompagnati dalla parola peggio. Ciò vuol dire, che la composizione del metallo, da cui fu tratta la moneta, è formata di metallo fino, tranne i carati preceduti dalla parola peggio, i quali sono di lega, o, come dice elegantemente il poeta2, di mondiglia.

Ho citato le collezioni dove si trovano gli esemplari sicuri delle monete più rare, la maggior parte dei quali furono da me veduti, o furono esaminati da chi era competente ed esperto in tale materia. Ho trascurato tali note per le monete meno rare e per quelle che si trovano in quasi tutte le raccolte, non volendo moltiplicare inutilmente le citazioni. Invece, dopo ogni doge, ho posto i nomi degli autori e le opere che parlano o danno disegni di monete, esaminando con diligenza, oltre le mie, le note del Lazari e del Kunz. Non oso sperare che l’elenco sia completo, potendo essere sfuggito alcun che nella farragine di autori forestieri e nostri che si sono occupati di Venezia e

  1. Il marco di Colonia era adoperato da tempo antichissimo a Venezia e si divideva in 8 oncie, ogni oncia in 144 carati, il carato in 4 grani. Il marco corrisponde a grammi 238,4994 e quindi il grano a grammi 0,05175.
  2. Dante, Inferno, c. XXX.