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BARTOLOMEO GRADENIGO

DOGE DI VENEZIA

1339 - 1342


I correttori della Promissione ducale, nominati dopo lì morte di Francesco Dandolo, imposero nuove restrizioni al potere del doge, ciocchè dimostra come si temessero gli esempi che venivano dalle vicine città d’Italia, ove principi ambiziosi avevano usurpato il potere assoluto coll’aiuto delle fazioni popolari e col favore della plebe. Dopo ciò fu eletto Bartolomeo Gradenigo, uomo già invecchiato nel servizio dello stato ed allora procuratore di S. Marco.

La storia di questo principato non registra avvenimenti importanti, tranne la rivolta di Candia, rapidamente domata, ed alcuni disastri atmosferici. Venezia in quel tempo era ricca e prosperosa, sentiva già il desiderio di abbellirsi e di migliorare le condizioni delle sue fabbriche. Si costruì in pietra una fondamenta in Terranova, dove oggi si trova il giardinetto reale; si allargò la via che da S. Giovanni Grisostomo conduce a S. Bartolomeo, si ordinò la rifabbrica della sala del Maggior Consiglio ed altri lavori nel Palazzo Ducale. Anche le leggi suntuarie allora decretate mostrano ch’era già sentito il desiderio del comodo e del lusso, sebbene non si nascondesse il pericolo che «veniva alla Repubblica dal rapido aumento della potenza dei Turchi, pericolo che i Veneziani addussero al re Inghilterra scusandosi dallo stringere alleanza con lui nella guerra contro il re di Francia.

Nessuna novità troviamo relativamente alla zecca, che continuava a coniare le monete già conosciute; si lamentavano