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ANDREA DANDOLO

DOGE DI VENEZIA

1343 - 1354.



Morto Bartolomeo Gradenigo, fu eletto a succedergli, a soli 36 anni, Andrea Dandolo uomo dotto e cultore degli studi: questo principe saggio ed amantissimo della patria raccolse gli antichi documenti e scrisse le cronache, monumento imperituro di storia veneziana.

Appena assunto al dogado prese parte alla crociata indetta da Clemente VI, nella quale le armi latine riuscirono ad impadronirsi di Smirne, ma in breve tempo perdettero il territorio conquistato e sciolsero l’alleanza senza alcun risultato. Zara sollevatasi per la settima volta fu ricondotta all’obbedienza, ma altre e più gravi sventure colpirono allora Venezia; prima un terremoto violentissimo che fece cadere case e campanili; poi la terribile peste nel 1348, nella quale perirono tre quinti della popolazione e si estinsero cinquanta famiglie patrizie, e finalmente la guerra fratricida fra Genova e Venezia. Le flotte più poderose ed i migliori capitani del tempo lottarono accanitamente nelle acque del Bosforo, della Sardegna e nello stesso Adriatico, con vittorie e sconfitte sanguinose, le quali ebbero il solo risultato di indebolire le repubbliche rivali, senza che una delle due ottenesse l’ambita supremazia. Non valsero a placare gli animi la parola e gli scritti dell’immortale Petrarca ambasciatore di pace. Senza vedere la fine di questa guerra sciagurata, Andrea Dandolo morì nel 1354, ultimo doge sepolto a S. Marco.

Anche dal punto di vista del numismatico, il principato di Andrea Dandolo è ricco di fatti degni di essere notati; nei registri del Maggior Consiglio, in quelli della Quarantìa e nei