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2 origini della zecca

passato. Ed in vero il maggior numero di quelle che si conservano ed arrichiscono le nostre raccolte provengono da nascondigli spesso sotterranei, e l’abbondanza di queste scoperte in tutti i tempi è prova della quantità inesauribile di tesori grandi e piccini, che furono deposti in quel sicuro rifugio dal guerriero vinto, dal mercante timoroso, dall’avaro inquieto, e persino dal colpevole, che cercava nascondere il corpo del delitto.

Indipendentemente da questo pregio, la moneta ha sempre qualche dato sicuro per conoscere l’epoca ed il luogo dove fu coniata, ha il nome o gli emblemi della sovranità che le imprime il carattere. Ha poi la nota importantissima della contemporaneità per essere vissuta, si può dire, della vita del suo tempo, di cui porta le traccie incancellabili, ragioni per le quali essa ci fornisce non poche notizie politiche economiche ed artistiche, che spesso non si ritrovano in monumenti di maggior volume.

Anche sulla storia dei primi secoli della nostra Venezia le monete possono dare non pochi lumi. Esse vennero tirate in campo nella seria e già antica controversia fra gli storici veneziani, che sostenevano la assoluta indipendenza della loro città e republica sino dalla sua origine, e gli storici non veneziani, i quali invece credevano che il governo veneto per molti anni avesse riconosciuto l’alta sovranità dell’impero prima greco, poi occidentale.

Naturalmente fu uno scrittore straniero pagato dall’oro spagnuolo, che, nell’interesse di quella politica fatale all’Italia, citò le monete di Lodovico il pio, quali prove incontestabili di dipendenza dell’impero.1 Tali conclusioni furono accolte con entusiasmo da altri autori, nei quali invano si cercherebbero la imparzialità e la rigorosa critica storica: mentre gli scrittori veneziani, per amore di patria e per ragioni a cui non era estranea la preoccupazione politica e nazionale, respingevano vivamente una simile idea. Alcuni di essi, non sapendo fare di meglio,

  1. Squittinio della libertà veneta. Mirandola, 1612, pag. 48 e segg.