Pagina:Le monete di Venezia.pdf/212

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giovanni dolfin 195

far società o compagnia a fine di comperare l’argento che si conduce a Venezia per essere fuso, affinato, coniato e bollato colla Bolla di S. Marco, e lo proibisce più specialmente a coloro che, per il loro ufficio, devono occuparsi delle operazioni di affinamento e partizione dei metalli in zecca. Una terminazione della Quarantìa del 5 maggio 18571 stabilisce che non si possa comprare argento se non all’incanto (a campanella a Rialto) e proibisce agli affinatori, partitori e smaratori di argenti di entrare nel Fondaco dei Tedeschi allo scopo di evitare i contratti di società fra i negozianti e gli impiegati della zecca. Nel 12 giugno 13572, la Quarantìa si occupa di quelli che stronzano, od in altro modo danneggiano le monete (ducati, grossi, mezzanini e soldini), tanto a Venezia che fuori, e stabilisce che ai colpevoli, se uomini, sia tagliata la mano destra, se donne, il naso, oltre al bando ed alla pubblicazione della sentenza. Nel 6 febbraio 1358-13593, si ripetono le minaccie contro gli stronzatori e maliziatori di monete, a cui, oltre il taglio della mano, ordina sieno cavati gli occhi, chiudendo in carcere perpetuo le donne: oltre a ciò nel 16 ottobre 13584 la Quarantìa proibisce ai cambisti ed ai loro agenti e servi di lare o possedere monete stronzate e guastate nella forma o nel peso.



  1. Biblioteca Papadopoli. Capitolare dei massari all’argento, carte 29 tergo.
  2.            ivi            ivi           »     31»
  3.            ivi            ivi          »     33.
  4. R. Archivio di Stato. Capitolare del Magistrato del Cattaver, cap. XXXVIII, carte 95.