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appendice ii. 391

Le prime monete veneziane non avevano alcun segno; ma quando la coniazione del grosso divenne assai copiosa, per controllare la bontà di una così importante moneta, che formava il vanto e l’utile della zecca, si dovette ricorrere a tale pratica; ed infatti vediamo alcuni segni, prima semplici poi alquanto complicati, che nel campo del rovescio, presso alla figura seduta del Redentore, distinguono i grossi di tutti i dogi da Jacopo Tiepolo in poi, per oltre un secolo. A questa consuetudine venne fatta una sensibile modificazione verso la metà del secolo XIV, sostituendo ai punti o segni le lettere dell’alfabeto, che distinguono i mezzanini ed i soldini riformati al tempo di Andrea Dandolo. Non conosciamo il decreto che istituisce il mezzanino, ma una deliberazione della Quarantia del 9 febbraio 1345 (1346), fortunatamente conservata da Marin Sanudo, essendosi perduti i registri originali1, ci avyerte che, posta la questione se le nuove monete progettate si dovessero fare di argento fino come il grosso, o misto con rame, il Consiglio si pronunciò per l’argento fino, con 27 voti contro 7. Queste monete sono evidentemente i mezzanini, che devono essere stati decretati poco tempo dopo, ed i soldini, di cui conosciamo il decreto in data 8 aprile 13532 dove è ordinato che sulla moneta sia scolpita la prima lettera (sillaba) del nome di battesimo del massaro. Così si continuò a segnare la moneta d’argento per tutto il secolo XIV e per buona parte del XV; ma quando fu modificato il peso ed il fino del grosso e del soldo, col decreto 6 febbraio 1420 (1421)3, sì introdussero alcuni cambiamenti nell’aspetto di tali monete, fra cui principalissimo quello di indicare le iniziali del nome e del cognome del massaro all’argento, uso che venne continuato poi sempre nella zecca veneziana.

Eguali prescrizioni incombevano ai massari all’oro, come

  1. R. Archivio di Stato. Parti della Quarantia Criminale trascritte da Marin Sanuto, carte 14.
  2. R. Archivio di Stato. Quarantia Criminale, Parti reg. II, carte 75.
  3. R. Archivio di Stato. Senato, Misti reg. 53, carte 106