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e prime monete di venezia 27

noscritti fosse già guasto e danneggiato dal tempo e dagli incendi del palazzo ducale, e ciò è tanto più probabile per il documento di cui parliamo, che manca dell’ultima parte, che è scorretto in tutta la dizione, e che ha gli errori più importanti nei primi versi: ora ciascuno sa che il principio ed il fine d’un foglio sono più facili ad essere guastati. Vedendo che anche a S. Quintino non era sfuggita la somiglianza di questo diploma con quello di Ottone II (983), studiai, confrontando tra loro i documenti di quel secolo, se, indipendentemente dalla data, si potesse argomentare l’epoca col confronto delle diverse diciture. Mi accorsi allora che il documento attribuito a Lotario I somiglia intieramente, e quasi direi letteralmente, ad altri simili patti del secolo decimo, e principalmente a quelli stipulati dai Veneziani con Berengario II nell’anno 9531, e con Ottone I nel 967, mentre non ha alcuna somiglianza coi diplomi firmati dagli imperatori Lotario I, Lodovico II, Carlo il Grosso, Guido ecc. ecc. sino alla metà del secolo decimo. Tutti questi documenti, che si seguono dal n. II in poi della raccolta del Liber Blancus, non hanno il carattere d’un trattato fra potenze uguali, ma bensì quello di una concessione dell’imperatore, quale supremo monarca, e si copiano letteralmente, conservando quasi le stesse parole. La parte più importante è la conferma dei privilegi dei Veneziani convenuti in Aquisgrana da Carlo Magno coi Greci, aggiungendosi soltanto di tempo in tempo un nuovo paragrafo, una nuova convenzione, che meno rare eccezioni, si ripete in tutte le rinnovazioni posteriori.

Berengario II nel 9532 stringe un nuovo patto coi Veneziani, che, nonostante le forme umili dell’introduzione, ha il carattere della reciprocità e risguarda i rapporti dei popoli del regno d’Italia confinanti cogli abitanti del territorio veneziano, che vengono stabiliti d’accordo fra l’imperatore ed il doge. Anche nella intestazione di questi documenti, che non è sempre

  1. Romanin, sostiene che la data deve essere 951: nel documento però è scritto 953.
  2. Romanin, opera citata, vol. 1, pag. 240.