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e prime monete di venezia 37

La somiglianza poi del tipo e del peso indica certo che tali monete sono assai vicine per tempo alle due coi nomi di Corrado e di Enrico, restando solo a decidere se si debba collocarle prima o dopo di questi imperatori. L’opinione più naturale sarebbe quella dell’illustre maestro Guidantonio Zanetti1, e cioè che sieno state battute posteriormente alle imperiali e non già anteriormente; e ciò perchè è più facile ad immaginare che sia stata sostituita la divinità al nome dell’imperatore da un popolo che amava la propria indipendenza, ed anche perchè il nome di Cristus è scritto in modo da confondersi assai facilmente con quello di Enricus. Ma altre circostanze di non lieve importanza mi conducono ad opposto avviso, e cioè mi fanno credere le monete col nome di Cristo anteriori a Corrado ed Enrico. La prima è che le monete di questi due sovrani sono meno pesanti di quelle col nome di Cristo2, mentre le prime pesano ordinariamente da 16 a 18 grani e solo raramente 20 grani; quelle col nome di Cristo pesano invece fra i 19 e 20 grani, e talvolta persino 22: ora in questi tempi, in cui la moneta andava progressivamente diminuendo di peso e di intrinseco, è da credersi che le monete più pesanti siano più antiche, e le meno pesanti più recenti.

La seconda ragione si è, che assegnando alle monete col nome di Cristo l’epoca precedente al regno di Corrado, si trova facilmente il momento ove collocarle, quando il potere imperiale aveva perduto quasi ogni valore in Italia, e si capisce facilmente che negli ultimi anni dell’imperatore Ottone III e durante le lotte fra Arduino ed Enrico I, i Veneziani abbiano potuto tentare nuovamente di sopprimere il nome degli imperatori sulle monete, e che poi sotto il vittorioso Corrado, tanto avverso agl’Italiani e che non volle nemmeno accordare i soliti privilegi a Venezia, si conformassero alle prescrizioni ed agli usi comuni, ponendo sulle monete il nome del temuto sovrano.

Non saprei vedere nella storia fra Enrico II ed Enrico III

  1. Zanetti Guid’Antonio, Nuova raccòlta delle monete e zecche d’Italia, Bologna 1775-89, vol. II, pag. 405 e 406.
  2. Questa circostanza non era sfuggita a G. A. Zanetti, vol. II, pag. 406.