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delle monete dello stesso valore con diversa impronta, e siccome l’intrinseco dei pezzi colla protome di S. Marco è di molto inferiore a quello dei denari, è naturale supporre che essi sieno una frazione del denaro. Potrebbero essere la metà od il terzo, ma la rarità degli esemplari non permettendo un’esame chimico, conviene giudicare per analogia. Siccome in altri paesi dell’Italia superiore1 si coniava nella stessa epoca l’obolo, o mezzo denaro, vi è tutta la probabilità, e quasi la certezza, che la nostra monetina sia la metà del piccolo o denaro. Pare che Venezia informando il sistema monetario proprio, abbia riprodotto nel suo denaro con poche modificazioni, il tipo dei primi imperatori, prendendo a modello del mezzo denaro quelli di Enrico III e IV, col busto dell’evangelista: questo rapporto di uno a due era quello che probabilmente correva fra le antiche monete che si trovavano ancora in circolazione.

Negli antichi documenti oltre alle denominazioni già note di lire, soldi e denari, di grossi e di piccoli per le monete d’Occidente e quelle di bisanti, iperperi e romanati per quelle di Oriente, troviamo talvolta adoperato anche il nome di come per esempio, in un atto di donazione2 del vescovo Stefano Lolino al Sacerdote Cristoforo della Chiesa Torcellana di S. Antonio Abate nel mese di giugno 1225, ove si parla di quindecim blancos. Però non essendovi alcun altro dato di confronto, non è possibile rilevare quale moneta effettiva, quale valore potesse essere quello che corrispondeva al nome di bianco. Solo allora che le memorie scritte cominciano a farsi più frequenti e più dettagliate, e cioè nella prima metà del secolo XIV, troviamo occasione di illuminarci su tale proposito.

Primo in ordine di età è un documento riportato dal canonico Rambaldo degli Azzoni Avogaro3, che si trova negli atti

  1. Promis D. Morate della zecca d’Asti. Torino 1853, pag. 20-21.
  2. Ughelli F. Italia sacra, Venetiis 1717, Tomo V, pag. 1383.
  3. Azzoni Avogaro R. Della zecca e delle monete c’ebbero corso in Trevigi fin tutto il secolo XIV, in Zanetti Guid’Antonio, Nuova raccolta etc. Vol. IV, pag. 138 e 165.