Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/37

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in seno alla propria famiglia e nell'amore della propria consorte quella pace e quel conforto di cui tanto abbisognava, era virtù troppo difficile a un’anima inviziata, invescata in un impuro amore; lottar sempre e soffrir le punture acute e crudeli di quei rimorsi che lo pungevano continui, implacabili, era prodezza impossibile a quell’anima vile, infingarda: non v’era dunque altro scampo, altro rimedio che l’abbrutimento, e lo trovò nell'ubriachezza. Affogato nel vino e nei liquori, perduta la ragione e il sentimento, egli vive la vita del vegetabile e si contenta.

Guardalo in viso, e vedrai che l’abbrutimento, la intemperanza, lo hanno anticipatamente attempato; vedrai nelle di lui guancie quei solchi grossolani che da questi vizi derivano; vedrai nella di lui fronte quella rughe trasversali che l'inquietudine accennano e l'agitazione dell’animo, e dovrai persuaderti che la di lui vita fu ed è tale appunto, quale io te la ho descritta.

— Perdonate, buon genio, se vi interrompo; mi diceste che quest’uomo esercita la medicina; ma i poveri malati come saran trattati da un medico ubbriaco?

— Forse meglio allora che quando è sano di mente.

— Abbiate pazienza, il vostro discorso non mi quadra per niente.

— Perchè tu non sai che sano di mente abusa spesso della poca sua scienza a danno dei malati; tu non sai che giudica delle malattie senza studiarle, senza chiarirsi dei sintomi che le accompagnano, senza interrogare l’ammalato, senza formarsi insomma quel ragionato criterio della malattia e del malato, indispensabile ad una sana cura, e senza del quale è caso e non virtù se una guarigione si ottiene. Succede