Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/48

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volentieri le di lui difese, e con tal nerbo di ragioni, con tal facondia e robustezza di eloquenza sostenne il certo senno dell’interdetto, che le autorità doveron cedere e reintegrarlo ne’ suoi diritti.

Frattanto il ladro non avea dormito, e con tanto artifizio e sottile accorgimento aveva alterati i conti, che quando rese ragione al fratello dell’amministrazione tenuta resultò che di un patrimonio di oltre dodici mila scudi, non rimaneva a profitto del matto che un solo podere, e il rimanente tutto era devoluto a questo barattiere infame, a compenso delle spese che fece apparire di aver sostenute nel tempo che fu curatore.

— Oh che ladro, oh che ladro!

— Ma Dio non paga ogni sabato sera! Il prete, che si era collegato con questo iniquo nella persecuzione e rovina del fratello, poco tempo dopo fu colpito da apoplessia, e senza poter far parole in pochi giorni se ne morì. Fu breve il tempo della di lui malattia, ma fu tanta, la pressa e l'attività di questo ladro, (attento sempre e e instancabilmente quando si trattasse di cose che potessero tornargli a grand'uopo) che in quei pochi giorni, tutto trambusto, frugò, rovistò ogni mobile e in tutti i ripostigli per impossessarsi di tutto il denaro e di tutti i fogli del moribondo. Ciò fatto senza posare nè giorno nè notte si diede a falsar cedole, scritture, obbligazioni, contraffacendo sempre la firma del defunto, tanto che riuscì a disporre le cose in modo, che quando si venne alla divisione del patrimonio dal defunto prete lasciato (divisione che per la cessione e rinunzia fatta dall’altro fratello prete doveva esser fatta a perfetta metà fra i due fratelli secolari) apparì, che alcuni poderi appartenevano per metà a questo ladro, il quale ne desumeva il diritto di proprietà da private scritture; che gli altri beni non bastavano a coprire e compensare