Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/71

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quando l'avesse potuta tenere presso di sè, non era in grado di poterla molto giovare fuori del suo tetto, e si mostrò, e fu più ritenuto, che non sarebbe stato, nel mandarle soccorsi in denaro, perchè insinuato da Trippaccia a non favorire con indiscreta generosità l’ozio e l'accidia del genero. Così quella disgraziata famiglia, per l’opera infernale di questi due scellerati, dovè soffrire tutti gli orrori della più stretta indigenza.

— Caro genio, a questi vostri racconti io mi sento cader l'animo, e quando dovrò tornar fra gli uomini, non so più che via tenermi. Ma se l’uomo potesse vedere e leggere in cuore agl’altri ciò che essi pensano e meditano, e conoscer sempre il vero; io son d’avviso che in ventiqnattr'ore diventerebbe matto.

— O pazzia, o morte, ne sarebbero queste le fatali inevitabili conseguenze.

— Che brutta bestia è l’uomo in preda alle sue passioni! Orsù finite la storia di questi due birbanti.

— Io ti ho mostrato che il male altrui è pascolo e vita a questi due infami, ma non credere, che quando il possono, non intendano anche al loro interesse, al furto. Nei primi anni di loro amicizia nel paese venne in pericolo di morte un signore possessore di diversi buoni poderi, e padre di tre figli, due femmine e un maschio; questi era minore di età, e seguita la morte del padre sarebbe stato sottoposto a tutela. Esser tutore di un ricco pupillo, per uomini di questa risma, è sempre un campo che rende e frutta bene, perciò questi due volponi, già fra loro composti, furono al letto del moribondo, e colle lacrime agl’occhi si diedero a sospirare, luttare e disperare per la prossima perdita che dovevan soffrire dell’ottimo, del caro amico. Ora li sentivi compassionare la vedova che mancherebbe dello sposo non solo, ma di un fedele amico che la