Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/157

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154 avvertimento.

Questa copia, ancora che per tali rispetti abbia importanza notabile, non ne ha però veruna quanto al testo; che anzi è non poco scorretta; e fa classe coi codici p,b, m, r. Abbiamo perciò seguito anche per tale discorso il codice p, notando questa copia nelle varianti con la lettera π.

Come compimento poi del capitolo sulla percossa ci parve bene soggiungere un tratto della seconda Lezione Accademica1, tenuta da Evangelista Torricelli sopra questa medesima materia, nel quale il grande discepolo rende conto di alcune esperienze fatte a tale proposito dal Maestro mentre era a Padova. Riproducemmo detto frammento sopra l’autografo del Torricelli (Coll. Gal., Div. IV, T. XXXIX, car. 21 v.23 v.), annotando a pie di pagina anche qualche lezione che l’Autore poscia corresse, ma che ancora si legge sotto le cancellature; senza invece tener conto alcuno delle mutazioni, certamente arbitrarie, che ci erano offerte da una copia di pugno di Vincenzio Viviani (Coll. Gal., T. cit., car. 44 v.-46 v.), da due di mano di Lodovico Serenai (T. cit., car. 70 v.-71 v., e car. 95 v.-96 v.), e più ancora da una quarta, contenuta nel codice 587 (car. 116 v.-117 v.), della metà del secolo XVII, appartenente al principe D. Baldassarre Boncompagni, dove il testo del Torricelli è rimaneggiato con mutazioni profonde, ma prive d’ogni valore. Nella nostra edizione, da ultimo, le esperienze di cui parla il Torricelli sono illustrate da una figura, che manca nelle stampe della Lezione, ma che ci è offerta dall’autografo, dalla seconda copia de Serenai e dal codice Boncompagni.

  1. Terza nella raccolta di dodici Lezioni Accademiche d'Evangelista Torricelli ecc. In Firenze MDCCXV. Nella Stamp. d S. A. R. Per Jacopo Guiducci e Santi Franchi.