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216 | trattato della sfera |
Si confermerà questo medesimo dalla qualità del moto, dopo che l’averemo provato esser circolare. In confirmazione della quale conclusione, per prima ragione assegneremo quel che ci apparisce circa ’l nascere e tramontare delle stelle, vedendo noi come, ed in oriente, ed in occidente, e nel mezo cielo, ci appariscono della medesima grandezza: segno evidente, ritrovarsi sempre in egual distanza da noi; il che non potria essere, quando la progression loro da oriente in occidente fusse per altre linee che circolari. Secondariamente comprendiamo l’istesso dalla uniformità del moto apparente: il qual moto se fusse, verbi gratia, per linea retta, in quelle parti che lusserò propinque alla perpendicolare tiratavi sopra dall’occhio, il moto apparirà veloce: ma noi veggiamo ch’il moto apparente delle stelle ci mostra eguale velocità in ogni sua parte: adunque doviamo concludere esser lui circolare. Nè meno arguisce questo medesimo, il dimostrarcisi le celesti constellazioni con la medesima configurazione e disposizione delle sue stelle in oriente, in occidente, e nel mezzo del cielo: che quando dette stelle procedessero dall’orto all’occaso rettamente, essendo sopr’il nostro capo, grandissime pareriano le lunghezze da oriente a occidente tra l’una e l’altra stella; e quanto più andassero verso l’occidente o fossero verso il termine orientale, appareriano le medesime distanze picciole: il che non seguendo, argumenta indubitatamente il moto loro esser circolare. E più sensata evidenza possiamo del moto pigliare da queste stelle constituite verso la tramontana, delle quali, perchè mai non tramontano, possiamo osservare l’intere revoluzioni; quali non troveremo essere altrimenti che circolari, potendo noi molto facilmente constituire un traguardo mobile, col quale potiamo andare accompagnando e seguitando il movimento loro. Se dunque i moti celesti sono circolari, ragionevol è, che la sua figura sia sferica, come quella che a tal specie di moto è molto accomodata. E tanto più si deve ciò credere, quanto che molti sono i moti celesti, e verso diverse parti; dal che siamo astretti a porre diversi orbi, dei quali l’uno dentro l’altro verso diverse parti si volga: il che saria impossibile che fusse, quando le figure de i cieli non fossero sferiche.