Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/34

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all’architettura militare. 31

se non una per volta: e per questo questi tali apprezzano più il tiro che strisci. Quelli che vogliono il tiro di ficco, si muovono a così giudicare, perchè il tiro che ficca è accomodato ed atto a levare l’offesa della zappa e piccone, la quale è grandissima e forse di più importanza di tutte l’altre; dove che il tiro che strisci, pur che il nimico abbia cavato in dentro nella cortina o faccia del baluardo

tanto che un uomo solo vi possa stare coperto, non può recare difesa alcuna, ma resta del tutto inutile: come per le contrascritte figure si può comprendere. Sonovi dunque ragioni dall’una e l’altra parte molto potenti. Potremo determinare, per supplire a l’uno ed all’altro bisogno, di fare che ci sieno cannoniere che ficchino, ed altre che striscino; come nella fabrica del nostro baluardo dimostreremo.

Dovendo ora mai venire a dichiarare il modo di descrivere le piante delle fortezze, con quelle misure e proporzioni che pareranno più atte a rendere la nostra fortificazione tale quale si desidera, prima che più oltre passiamo, è da avvertire, che non potendo noi disegnare in campagna aperta a nostro beneplacito tali piante, e per ciò volendole disegnare sopra una carta, tela, tavola, o altro spazio piccolo, fa di mestiero, che quelle braccia, piedi, o pertiche, con le quali vogliamo misurare la nostra vera fortezza, si riduchino a misure così piccole, che possino capire nella superficie piccola ch’aremo inanzi: e per questo s’usa fare la scala delle braccia, piedi, o altre misure che s’adoprano. Le quali misure, perchè non sono le medesime in tutti i paesi, e noi non possiamo parlare se non di una, ci serviremo ne’ nostri disegni del braccio comune toscano, la quarta parte del quale è quanto la infrascritta linea:


Avvertendo che, quando s’averà a misurare un recinto con altre braccia e misure, secondo che dette misure saranno o maggiori o minori delle toscane, si doverà proporzionatamente crescere o scemare