Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/566

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di baldessar capra. 553

attonito per questo incontro, fu da me domandato dove egli credeva di avere errato, o nel titolo dove gli mette 5, o nel fine del capitolo dove gli numera e nomina 6. Qui crebbe la sua confusione, nè poteva egli distrigarsi, se io, dopo l’averlo lasciato pensare alquanto, non gli domandavo qual differenza ei poneva tra l’exaedro ed il cubo; dalla qual maniera di domandare risvegliato un poco, e fatto animo, disse che de i corpi da lui nominati uno vi era posto due volte sotto diversi nomi, e che questo non era error tale che se n’avesse a far tanta stima. Di nuovo, domandandolo io, quali de i detti corpi nominati erano l’istesso, mi rispose: Questi (toccando col dito sopra’l libro l’exaedro ed il cubo, tra i quali gli avevo domandato qual differenza ei ponesse). Finalmente, gli domandai se sapeva ancora per avanti che questi corpi fossero P istesso, ed ei rispose di sì; ma non senza apertissima falsità, poi che nella sua scrittura nomina la linea AP per lato dell’exaedro, e la BG per lato del cubo, le quali linee sono molto diseguali.

Tornando poi una carta indietro, al cap. 7, il cui titolo è: Lineam quadrativam construere, lo domandai per qual cagione, nel determinare in quel luogo le grandezze delle linee rette le quali fossero diametro del cerchio e lati del quadrato, pentagono, esagono, eptagono, etc., quando tali figure sono eguali, si era scordato del triangolo equilatero, che pur doveva essere il primo: il qual errore veniva poi mirabilmente aggravato da quello che egli scrive a car. 381, al cap. 38, dove, e nel titolo e nella figura e nel fine dell’operazione, propone alla bella prima di fare il triangolo eguale al dato cerchio (le parole del titolo sono queste: Dato circulo aequalem triangulum quadratum pentagonum, etc., construere: la figura è un cerchio, con un triangolo a quello eguale: le parole nella operazione sono: vel inter puncta trianguli pro triangulo AEF). Qui volse leggere il detto cap. 7, per vedere se era vero quanto io gli opponevo; e trovatolo vero, non ci fu altro che replicare. Allora, rivolto a quei Signori, gli dissi: Ora vegghino le SS. VV. Illustrissime ed Eccellentissime, se costui è inventor di quest’opera, o pure se non l’ha nè anco mai considerata nè letta, se non quanto l’ha ricopiata da altri, poi che propone nell’essempio di voler fabricare il triangolo eguale al dato cerchio, e non si accorge che nello Strumento non vi ha posto il modo di poterlo fare: e questo è quello aver gran tempo voltata e rivoltata la fabrica e l’uso di questo Strumento, di

  1. Cfr. pag. 486-487.