Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/594

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di baldessar capra. 581


Nel cap. 43 copia la mia 29 Operazione a capello.

Passa poi, nel cap. 44, alla linea chiamata da lui in questo luogo Linea quinque solidorum regulatorum; della quale mette quest’uso solo, di trovare i lati de i corpi regolari inscrittibili nella medesima sfera: la quale operazione potendosi facilissimamente risolvere con le Linee Geometriche e con le Poligrafiche (come di sopra ho insegnato), fa che queste tali linee siano superfluamente poste in questo Strumento.

Speditosi finalmente da gli usi di queste linee, viene ad Usus quadratus (che tale è il titolo che lui scrive), ciò è (che così credo che abbia voluto intendere) a gli usi del quadrante, sopra il quale segna • quello che segno io sopra ’l mio (eccettuatane però la divisione per misurar le pendenze, da lui pretermessa), cioè la Squadra da bombardieri, il Quadrante Astronomico, e la divisione rispondente al Quadrato Geometrico; ma, tralasciando le altre due divisioni, si riduce a trattar solamente delle regole del misurar con la vista col mezo del detto Quadrato Geometrico, dicendo, che se bene questa parte a quampluribus aliis diffuse admodum sit tradita, tamen, cum ab cdiquibus secreti loco hic modus dimetiendi per hoc instrumentum habeatur, la vuole breviter, dilucide tamen, ridurre a questo suo Strumento. Nelle quali parole se ha voluto (come io credo) intender me per quello che tenga in luogo di segreto questi modi di misurare, ha veramente avuto il torto: perchè, se per segreto intende cosa grandissima e miracolosa, qual’è, per essempio, il segreto di sanare da lontan paese un ferito co] medicar solamente l’arme che lo ferì o una pezza macchiata del suo sangue, ed il segreto di quella mirabile unzione con la quale toccandosi un ferro, ben che grossissimo, in poche ore si scavezza, ed altri portenti di questo genere, io non solamente non ho stimate queste regole di misurar per cose di questa meraviglia, ma ho sempre stimato e stimo che tutte le matematiche insieme non contenghino cosa di tanto stupore; e se per segreto intende cosa riservata e tenuta ascosa, ha ancora il torto, e maggiormente, non le avendo io nè celate, nè negate ad alcuno che me l’abbia domandate, che pur sin ora sono stati centinaia di gentil uomini; ma se finalmente per segreto vuole intender cosa nuova e che abbia del peregrino, io credo bene che molte delle mie regole sien tali, e quelle massime li cui computi laboriosi sono da me tolti via, e col mezo del solo compasso e delle mie Linee Aritmetiche risoluti, con modi da niun altro