Pagina:Le opere di Galileo Galilei III.djvu/14

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Avvertimento. 13


certo all’Autore che scrisse in buona lingua le altre opere sue; ma altresì alterato il pensiero, ora, come crediamo, per falsa lettura dell’originale, ora per l’involontaria omissione di parole e di frasi. Era pertanto obbligo nostro ridurre costantemente la lingua alle forme toscane, e tentare, come meglio si poteva, di restituire il senso là dove ci parve mancare1. Avvertiamo inoltre che nel pubblicare le postille Galileiane, raccogliendole e dai margini della copia del Delle Colombe (Mss. Gal., Par. IV, T. II, car. 14 e seg.) e da due carte anche originalmente staccate (Mss. Gal., Par. VI, T. III, car. 65 e seg.)2, ponemmo fra parentesi quadra, non soltanto le parole che per una o per altra ragione il manoscritto ha perdute, ma anche quelle che allo stesso Galileo venne fatto di omettere.

Come attinente al medesimo argomento delle scoperte di Galileo, abbiamo poi riprodotto, dalla copia, unica e sincrona, che se ne conserva nella Biblioteca Barberiniana di Roma con la segnatura X, 49, il Nuncius Sidereus Collegii Romani3, letto alla presenza di Galileo stesso nel Collegio Romano dal P. Odo van Maelcote4 nel maggio del 1611.

E per il posto che occupa nell’ordine cronologico, e perchè concernente alcune delle novità celesti annunziate da Galileo, abbiamo quindi fatto seguire il problema De lunarium montium altitudine, discusso in Mantova nel maggio 16115 e giunto sino a noi in una copia dello stesso Galileo (Mss. Gal., Par. III, T. VII, I, car. 64 e seg.)6.

Appartiene finalmente alla storia, per così dire, del Sidereus Nuncius la lunga e verbosa Disputatio physica di Giulio Cesare La Galla De phaenomenis in orbe lunae nunc iterum suscitatis, da lui tenuta nell’Università Romana, dov’era professore. L’abbiamo ristampata da un esemplare dell’edizione originale7 che Galileo postillò di sua mano (Mss. Gal., Par. III, T. VIII); ma

  1. Rifiutammo le forme: artegliaria, arteglieria, portarà, balzarebbe, matemateci, cadarebbe, raggione, longo, pigliesi ecc. A pag. 268, lin. 11, cambiammo modo in moto; a pag. 277, lin. 15, idea in Idra; alla stessa pagina, lin. 24, dalla prima in la prima, e a lin. 29, butti in tuffi; a pag. 278, lin. 40, inserimmo dopo Terra le parole quantunque ella, confrontando questo passo con quello in tutto simile a pag. 277, lin. 33.34; a pag. 279, lin. 27, cambiammo dica in dirà; a pag. 280, lin. 15, sapno del ms. in sopra; alla lin. 21 della stessa pagina area in aria; dopo la parola potenzia, a pag. 280, lin. 36, inserimmo: ma non in atto; a pag. 281, lin. 17, cambiammo quando in quanto; a pag. 285, lin. 23, che in se, ecc.
  2. Omettiamo, rimandandolo ad altro volume di quest’edizione, un pensiero che nel T. III della Par. VI si legge sul margine inferiore della carta 66 v. perchè, sebbene scritto in quel luogo, non ha alcun rapporto, neanche remoto, con gli argomenti di cui discorre il Delle Colombe.
  3. Lo pubblicò G. Govi nel suo Galileo e i Matematici del Collegio Romano nel 1611. Documenti e illustrazioni: negli Atti della R. Accademia dei Lincei; Serie II, Vol. II, pag. 235-240. Oltre gli errori già rilevati dal Govi, correggemmo a pag. 296, lin. 4, ex quo sita in exquisita.
  4. A. Favaro, Serie quinta di Scampoli Galileiani: negli Atti e Memorie della R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Padova. Nuova Serie, Vol. VI, pag. 64-66.
  5. A. Favaro, Serie settima di Scampoli Galileiani: negli Atti e Memorie della R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Padova. Nuova Serie, Vol. VIII, pag. 41-43.
  6. Correggemmo un trascorso di penna a pag. 305, lin. 5: agmen in anguem.
  7. De phoenomenis in orbe lunae novi telescopii usa a D. Gallileo Gallileo nunc iterurn suscitatis physica disputatio a D. Iulio Cassare La Galla in Romano Gymnasio habita etc. Venetiis, MDCXII, apud Thomam Balionum.