Pagina:Le opere di Galileo Galilei III.djvu/409

Da Wikisource.
404 avvertimento.

dere che il suo periodo non poteva di molto differire da un mezzo mese1. Tutti questi risultati già si trovano enunziati nelle ultime pagine del Sidereus Nuncius, che furono licenziate alla stampa nei primi giorni del marzo 1610.

Fin da quel tempo però, pur invitando gli astronomi «ut ad illorum periodos inquirendas atque definiendas se conferant»2 aveva Galileo fatta risoluzione di studiare egli stesso gli elementi da cui dipendeva il corso dei Pianeti che in via definitiva appellò Medicei; se non che per diverse cause i suoi progressi in questa materia furono da principio molto lenti. Delle sue prime riflessioni e de’ suoi primi calcoli nulla o quasi nulla è rimasto fra le carte di lui, e soltanto è possibile in qualche modo congetturarne l’epoca e l’andamento da alcune allusioni contenute nella sua corrispondenza ed in qualche sua pubblicazione.

Sotto il dì 13 di marzo 1610, mandando a Belisario Vinta la prima copia del Sidereus Nuncius «sciolta et ancora bagnata», gli scrive de «i quattro nuovi pianeti, li quali sono intorno alla stella di Giove et con lui in 12 anni si volgono intorno al Sole, ma intanto con moti velocissimi si aggirano intorno al medesimo Giove, sì che il più lento di loro fa il suo corso in giorni 15 in circa3. E nell’abbozzo di lettera in data del 19 marzo con la quale accompagna, pure al Vinta, gli esemplari dell’opera per la Corte, annunziando il proposito di ristamparla «compita con moltissime osservazioni», aggiunge: «spero ancora che haverò potuto definire i periodi de i nuovi pianeti»4. Vi attendeva dunque Galileo, che in altra sua, pur sempre al Vinta, a proposito dei lavori che andava volgendo nella mente, così gli scrive sotto il 7 maggio: «Io non dirò a V. S. Ill.ma quale occupazione mi sia per apportare il seguir di osservare et investigare i periodi esquisiti de i quattro nuovi pianeti; materia, quanto più vi penso, tanto più laboriosa, per il non si disseparar mai, se non per brevi intervalli, l’uno dall’altro et per esser loro et di colore et di grandezza molto simili»5. Ma ancora il 24 maggio non pare avesse fatto molti progressi, se con questa data scriveva a Matteo Garosi che i Pianeti Medicei «hanno i loro moti velocissimi intorno a Giove, sì che il più tardo fa il suo cerchio in 15 giorni incirca»6 e nulla più.

A conseguire lo scopo desiderato doveva intanto contribuire il perfezionamento ulteriore portato al suo cannocchiale, del quale scrive a Cristoforo Clavio sotto il 17 settembre che gli permetteva di vedere «i nuovi Pianeti così lucidi et distinti come le stelle della seconda grandezza con l'occhio naturale»7; e quello strumento era probabilmente lo stesso del quale scriveva già al Kepler fino dal 19 agosto: «excellentissimum quod apud me est, quodve spectra plusquam millies multiplicat»8. E qualche notevole progresso egli doveva veramente aver fatto quando

  1. Cfr. Vol. III, Par. I, pag. 95, lin. 7-8.
  2. Cfr. Vol. III, Par. I, pag. 80, lin. 3-4.
  3. Cfr. Vol. X, pag. 289.
  4. Cfr. Vol. X, pag. 299.
  5. Cfr. Vol. X, pag. 352.
  6. Cfr. Vol. X, pag. 357.
  7. Cfr. Vol. X, pag. 431.
  8. Cfr. Vol. X, pag. 421. — Cfr. Intorno ai cannocchiali costruiti ed usati da Galileo Galilei. Nota del prof. Antonio Favaro (Atti del Reale Istituto Ve-