Pagina:Le opere di Galileo Galilei III.djvu/870

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AVVERTIMENTO.





Gli specchi ustori di Archimede e quelli quasi altrettanto celebri di Proclo e di Antemio attirarono siffattamente l’attenzione degli studiosi al tempo del Rinascimento, da indurli ad applicarsi con notevole attività agli studi di catottrica, e ad immergersi con gran fervore in tutto ciò che intorno a questa materia avevano tramandato i Greci e gli Arabi.

Sul finire del secolo decimosesto questi studi vanno assumendo un carattere più positivo; e nello stesso Carteggio Galileiano troviamo a più riprese trattato tale argomento, principalmente prima da Giovanni Antonio Magini, e più tardi da Bonaventura Cavalieri e da Vincenzo Renieri.

Galileo pure si occupò dello specchio concavo sferico1, o d’iniziativa sua propria per compiacere ai suoi amici e corrispondenti: e tra le carte che di lui ci furono conservate è nei Mss. Galileiani della Biblioteca Nazionale di Firenze (P. VI, T. II, car. 4) una tavola nitidissima, nella quale sono rappresentate ed illustrate le varie riflessioni degli specchi concavi sferici nei rispetti della luce e del calore, con qualche rispondenza a ciò che su tale proposito pubblicò il Magini2.

Argomentiamo che a questi studi Galileo si sia applicato intorno al 1610; ed abbiamo stimato opportuno di dare il facsimile della tavola, tanto a motivo della sua bellezza, quanto anche perchè non senza qualche difficoltà avrebbe potuto esser riprodotta altrimenti.



  1. Cfr. Antonio Favaro, Intorno ai cannocchiali costruiti ed usati da Galileo Galilei (Atti del R. Istituto Veneta di scienze, lettere ed arti. Tomo LX, Parte seconda, pag:. 319). Venezia, tip. di Carlo Ferrari, 1901.
  2. Breve instruttione sopra l'apparenze et mirabili effetti dello specchio concavo sferico. Del Dottor Gio. Antonio Magini, ecc. In Bologna, presso Gio. Battista Bellagamba, M. DC. XI.