Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/103

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intorno alle cose che stanno in su l’acqua ecc. 99


voletta d’ebano e di quasi altrettanta aria, una mole composta d’una lamina di piombo e dieci o dodici tanti d’aria. Ma, signori avversari, nella nostra quistione si ricerca la identità della materia, e solo si dee alterar la figura; però rimovete quell’aria, la quale, congiunta con la tavoletta, la fa diventare un altro corpo men grave dell’acqua, e ponete nell’acqua il semplice ebano: ché certamente voi vedrete la tavoletta scendere al fondo; e se ciò non succede, avrete vinto la lite. E per separare l’aria dall’ebano, non ci vuole altro che sottilmente bagnar con la medesima acqua la superficie di essa tavoletta, perché, interposta così l’acqua tra la tavola e l’aria, l’altr’acqua circonfusa scorrerà senza intoppo, e riceverà in sè, come conviene, il solo e semplice ebano.

Ma io sento alcuno degli avversari acutamente farmisi incontro, e dirmi ch’e’ non vogliono altramente che la lor tavoletta si bagni, perché il peso aggiuntole dall’acqua, col farla più grave che prima non era, la tira egli al fondo, e che l’aggiugnerle nuovo peso è contro alla nostra convenzione, che è che la materia debba esser la medesima.

A questo rispondo, primieramente, che trattandosi di quello che operi la figura circa i solidi posti nell’acqua, non debbe alcuno desiderar che sieno posti nell’acqua senza bagnarsi; né io domando che si faccia della tavoletta altro che quel che si fa della palla. In oltr’è falso che la tavoletta vada al fondo in virtù del nuovo peso aggiuntole dall’acqua col semplicemente e sottilissimamente bagnarla: perché io metterò dieci e venti gocciole d’acqua sopra la medesima tavoletta, mentre che ella è sostenuta su l’acqua, le quali gocciole, purché non si congiungano con l’altr’acqua circunfusa, non la graverranno sì che ella si profondi; ma se, tolta fuori la tavoletta e scossa via tutta l’acqua che vi aggiunsi, bagnerò con una sola piccolissima goccia la sua superficie, e tornerò a posarla sopra l’acqua, senza dubbio ella si sommergerà, scorrendo l’altr’acqua a ricoprirla, non ritenuta dall’aria superiore, la qual aria, per l’interposizione del sottilissimo velo dell’acqua che le leva la contiguità dell’ebano, senza renitenza si separa, né contrasta punto alla succession dell’altr’acqua; anzi pure, per meglio dire, discenderà ella liberamente, perché già si trova tutta circondata e coperta dall’acqua, quanto prima la sua superior superficie, già velata d’acqua, arriva al livello della superficie totale di essa acqua. Il dir poi che l’acqua possa accrescer peso alle