Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/162

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158 considerazioni


provarli; e l’inventarne degli altri più sicuri e più senzati è un punto, il guaio s’è talora da qualche ingegno tentato, ma spuntato non s’è giamai[14].

Lasciando, dunque, questo discorso da parte, ritornando al nostro proposito, diciamo che la gravità e la leggerezza in tre modi si prende da’ filosofanti: 1. Per la forma stessa essenziale delle cose gravi e leggiere, come primo principio naturale del moto al proprio luogo e della quiete in esso. 2. Per le qualità ed affezioni determinanti detta forma verso il moto, come stromento prossimo ed intrinseco ad esso. 3. Per quella propensione al moto, la quale non è altro che un atto secondo e lo stesso moto; della cui Aristotile, al 4 del Cielo, t. 2, disse non aver nome proprio. Le due prime non si variano, se non si varia il temperamento o la densità; la 3a, essendo esterna, può variarsi, ed accrescersi e diminuirsi, dalla variazione del mezzo e della figura, delle quali disse Aristotile nell’ultimo del Cielo, come ancora dalla velocità del moto, dicendo Aristotile nelle Meccaniche, il corpo grave acquistare più di gravità mentre si muove che mentre sta fermo. E come questa gravità, nascente dalla velocità del moto del braccio più lungo della bilancia, resiste al peso maggiore del braccio più corto, anzi lo innalza, così il peso maggiore quasi perde di peso, o meno resercita, nella figura quadra, come in braccio più corto, e l’augumenta nella figura tonda, come in braccio più lungo[15]

     f. 9 [pag. 70, lin. 4-5]: bisogna conferire i momenti della resistenza dell’acqua con i momenti della gravità premente del solido) Questa voce momento è latina e tolomeida, ma non usata, nel preso significato, dal volgare nostro moderno[17] e meno dall’antico; poiché nel vocabolario copiosissimo ed esquisitissimo della Crusca non ve n’è esempio. Questo dico, non per attendere alla purità e proprietà della lingua, ma perchè qui molto importa alla vera intelligenza e dichiarazione della materia proposta[17]. Ma cosa di maggiore momento si è che l’Autore in questo luogo la forza confessa della resistenza, e poco di sotto, scordandosene[18], conclude esser manifesta la necessità di comparare insieme la gravità


[14] No, per quelli che si contentano di adoperarlo senza punta.

[15] Considera quello che si contiene nelle carte dell’Autore, dalla fac. 7 sino alla 9 [pag. 67-70], e nota quanto faccia a quel proposito quello che qui viene scritto: nota, in oltre, qua! leggiadra conclusione si raccolga da tutta questa lunga diceria.

[16] Dal vulgare vostro non solamente non è usata questa voce momento ma nè anco niun’altra comunissima in tutte le matematiche.

[17] e perchè non manifestate voi questa importanza, acciò che l’Autore, ammaestrato da i vostri avvertimenti, possa un’altra volta sfuggir un tale errore?

[18] anzi voi vi scordate di citar fedelmente il testo dell’Autore, etc.

        38. di cital