Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/180

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176 considerazioni
f. 64 [pag. 131, lin. 12-14]: che, se gli atomi ignei ascendenti sostenessero i corpi gravò ma di figura larga, ciò dorerebbe avvenire maggiormente nell’aria che nell’acqua) Qui s’offeriscono molte cose da considerare, ma noi per brevità ne toccaremo alcune sommariamente. 1. Le opinioni de gli antichi filosofi non sono a noi generalmente tanto chiare, nè così appunto ci son rapportate, che in sè non ritenghino spesso di molti sentimenti misteriosi e diversi da quelli che suonano le parole e ne’ quali si vanno da noi interpretando. 2. Aristotile, là nell’ultimo capitolo del Cielo, mirò principalmente non a riprovare gli atomi ignei di Democrito, ma a farci veduto che del soprastare i corpi gravi nell’acqua falsamente la cagione egli n’attribuiva a’ detti atomi. 3. L’istanza fatta da Aristotile, cioè perchè ciò dovrebbe più agevolmente avvenire nell’aria, si traeva forse da’ principii dello stesso Democrito, come si raccoglie dalla sua risposta, nella quale, senza negarsi da lui che più velocemente si movessero gli atomi nel salire per l’aria, risponde ciò addivenire perdi è andassero manco uniti: refugio da Aristotile stimato assai debole, come poco certo e sicuro. 4. Ma ben è certissimo, secondo i motivi di Aristotile altrove addotti, gli atomi doversi muovere più impetuosamente nell’aria; onde da questa maggiore velocità ne segue che in loro s’accresca parimente la forza di reggere e sollevare il corpo, ancorché fusse cresciuto di peso secondo l’Autore. 5. Ma che uno stesso corpo si dica più grave nell’aria che nell’acqua, in quanto più velocemente si muova nel mezzo più tenue e meno resistente, ben si può concedere: ma che lo stesso corpo stando nell’aria diventi in se più grave in specie di sè medesimo di quando si stava sopra l’acqua, certo che da gli occhi della testa, e meno da quelli dell’intelletto, non s’approva così facilmente. Però faremo il compromesso della causa in qualche stadera approvata, e da lei n’aspettaremo la sentenza diffinitiva. In tanto, benché nel fòro della giustizia il fatto fosse dubitabile, nondimeno (qual ella si sia) supponiamo per grazia, esser sufficiente e reale la divisione dell’Autore della gravità in specie e gravità assoluta: noi pur diremo che nel presente caso la comparazione del più grave in specie e del meno non si dee prendere nel corpo grave con l’acqua o con l’aria, poiché secondo l’opinione Democratica queste non concorrono del posto corpo largo al sostenimento e sollevamento; ma s’hanno da proporzionare gli atomi sostenenti col corpo grave sostenuto, li quali, o siano nell’acqua o nell’aria, sempre sono della stessa natura e tra loro ritengono la medesima proporzione di gravità. 6. L’Autore, non ostante che prenda la difesa di Democrito per abbattere Aristotile, si compiace poi che dalle sue armi nuovamente inventate rimanga oppresso anche Democrito, così muovendosi contra di lui: Se gli atomi ignei sostenessero il corpo largo, preso ancora poco più grave dell’acqua, adunque, per consequenza, il corpo che dianzi in figura più ristretta se ne scese al fondo, messo poi in figura larga, facilmente verrà sollevato da gli atomi ragunati in copiosa schiera sotto quella larghezza; ma il conseguente per l’addotte sperienze veggiamo esser falso; adunque ancora sarà falso l’antecedente,