Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/19

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avvertimento. 15

avvertito il lettore che esista varietà. Ma deliberatamente e per più ragioni abbiamo lasciato di tener nota di tutto ciò. Anzitutto ci parve quasi impossibile informare appieno il lettore dei rapporti fra stampa e manoscritto con mezzi che non fossero per occupare molto spazio; e ne resterà persuaso chiunque prenderà ad esaminare le pag. 455-465, lin. 18, nelle quali, anche per dare un saggio allo studioso, abbiamo collocato in corsivo nella parte superiore il testo della stampa, e nella inferiore, pur in corsivo, quello del manoscritto di pugno del Castelli, indicando in carattere tondo ciò che del Castelli fu cancellato, ma non da lui1 e chiudendo tra parentesi quadre ciò che o da Galileo o da altri (e la diversità del corpo di carattere, sempre corsivo, ma più grande o più piccolo, distingue le due mani) fu sostituito od aggiunto. Ma non soltanto si sarebbe dovuto aumentare di soverchio la mole del volume: chè sarebbe stato d’uopo altresì rendere ancora più complicato il sistema dei segni tipografici, e ciò senza dubbio avrebbe recato danno alla chiarezza; e, soprattutto, questi inconvenienti non sarebbero stati compensati da un vantaggio reale; poiché possiamo assicurare che in quanto abbiamo omesso non v’ha molto di interessante.

Dobbiamo infatti soggiungere che quando una variante, la quale provenisse dai tratti di mano di Galileo, ci parve notevole, l’abbiamo registrata appiè di pagina2, e quivi abbiamo raccolto anche alcune aggiunte osservabili che, pur di mano di Galileo, il manoscritto fa alla stampa. Con l’aiuto del manoscritto fu corretto buon numero di errori o di men buone lezioni della stampa, che avevano ingannato tutti i precedenti editori, perchè talora si prestano più o meno al senso, ma, a nostro avviso, debbono la loro prima origine all’incuria o dell’amanuense da cui Galileo fece trascrivere l’opera per mandarla in stamperia3, o del tipografo, e poscia o sfuggirono del tutto allo stesso autore, nella fretta con cui rivide le bozze per dar fuori al più presto la sua scrittura polemica, oppure furono da lui leggermente ritoccate, senza ohe egli ritornasse a ciò che aveva scritto nel codice e che realmente rappresenta la sua intenzione: e che sia così, come pure quanto l’opera di Galileo abbia guadagnato da tali emendazioni, lo potrà giudicare di per sè lo studioso, perchè della lezione della stampa abbiam tenuto conto spessissimo in note a’ singoli passi4. Dal manoscritto ab-

  1. In qualche raro caso, che ci parve notevole, abbiamo indicato, pur sempre in carattere tondo, anche ciò che il Castelli stesso sembra aver soppresso. Il lettore distingue tali casi perchè non trova, nè poco prima nè poco dopo, alcuna sostituzione tra parentesi quadre.
  2. Le varianti che proverrebbero dai tratti di mano del Castelli, le abbiamo notate rarissime volto, e soltanto in servigio di quelle di mano di Galileo. In questi casi, in cui anche nelle varianti s’alternano lo due mani (per es. appiedi delle pag. 471 e 474), il carattere maggiore distingue la mano di Galileo, e il minore quella del Castelli.
  3. Non di rado, infatti, tali errori o lezioni men buone occorrono in passi, dove la lettura del ms. si presta ad equivoci.
  4. Tutte le volte che le note dicono: «La stampa:...», si deve intendere appunto che la correzione fu desunta dal ms. E in qualche caso abbiamo corretto, con l’appoggio del ms., anche contrariamente a quello che indica l’Errata-Corrige della Risposta: il lettore ne è però sempre avvertito. Del ms. ci siamo eziandio serviti per emendare alcune grafie scorrette della stampa.