Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/194

Da Wikisource.
190 considerazioni

mente salde e fondate, uno assai manifesto mi par questo: dove ei produce alcune proposizioni non solamente dannabili, ma reputate per tali da se e dall’autore da chi egli le ha trascritte, che è il Sig. Piccolomini, filosofo d’illustre fama, nel libro Delle definizioni, a car. 183b. Il quale primieramente conclude, con Aristotile e con la verità, che ad ogni maggior densità conseguita gravità maggiore, tanto se si farà comparazione tra corpi di diversa natura, quanto della medesima; e l’istesso afferma della leggerezza conseguente alla maggior rarità. E l’argomento di Averroe in contrario, preso dalle gioie (non dirò molto lucide, come dice l’Accademico, perchè di tali non so che se ne trovino, ma dirò, come Averroe, diafane e rare), vien pur confutato, dicendosi altra cosa esser il raro, altra il perspicuo, e le gemme esser perspicue non per esser rare, essendo più tosto molto dense, ma solo per esser purgate dalle fecce terrestri. L’argomento poi preso dalle stelle, che, sendo più dense del resto del cielo, non però son più gravi, viene immediatamente resoluto e scoperto inefficace e fuor del caso dal medesimo Accademico che lo produce, nel render, che egli fa, la ragione perchè la densità non partorisca gravità nelle stelle, dicendo ciò avvenire1, perchè simili qualità di gravità e leggerezza sono repugnanti alla semplice natura de gli orbi celesti; dal che in consequenza si deduce che ne’ corpi elementari, a i quali dette qualità non sono repugnanti ma naturalissime, il fatto procede altramente, e che la densità può benissimo cagionar gravità, e la rarità leggerezza. Noto di più, che mentre noi stiamo dubbii ed altercanti della densità del ghiaccio e dell’acqua, che tutta via ci stanno tra le mani, il produr l’attestazione delle stelle e del cielo ambiente, come che le condizioni loro ci siano più cognite, fa che nell’Accademico si desideri qualche cosa attenente all’intera perfezion dell’esatto metodo demostrativo, il quale non approva, anzi danna, il provar ignotum per ignotius2. L’argomento, ancora, del fuoco e dell’aria, che condensati fossero men gravi, primieramente per mio credere è falso; e poi, quando ben fosse vero, sarebbe inutile, anzi nocivo per l’Accademico.

1-2. ei propone produce — 2. solamente false dannabili — 7. quanto comparand[o] della — 11. dirò con comediafane e erare — 12. perspicuoe — 21. che negli elementi ne’
  1. Da «nel render» ad «avvenire» è sostituito marginalmente a «poi che egli dice, la densità non partorir gravità nelle stelle», che è cancellato.
  2. Da «Noto» (lin. 24) a «ignotius» è aggiunto marginalmente.