Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/240

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236 operetta intorno al galleggiare ecc.

viene in tal maniera strignere Aristotile, sì come non fosse altro l’ago che aghino: e pure acus significa per metafora ancora aciculam, cioè ῥαφίδιον. Oltre che, il paragone non si fa mai negli estremi, ma nelle cose più prossime: e però nelle parole d’Aristotile ove dice «e altre cose minori e meno gravi», cioè de’ larghi ferramenti e piombo, che se sono ritonde o lunghe, come l’ago, vanno al fondo, si deono adunque prendere aghi un poco minori de’ larghi ferramenti e piombo, e non i minimi; i quali soprannuotano nel modo che afferma Aristotile di alcune cose, per la picciolezza loro nuotano per l’aria e l’acqua, come la rena d’oro e altre cose terrestri e polverizzate; e non è dubbio che le cose minime si sostengono più nell’acqua che nell’aria, se non avviene qualche altro accidente. Contradice ad Aristotile, perchè afferma che l’oro battuto e la rena d’oro ed altre cose terree e polverizzate nuotano per l’aria, negandone la esperienza e dicendo nuotare commosse dal vento. Al che pur si risponde, che Aristotile in questo luogo parla figuratamente, cioè συνεκδοχικῶς, nominando la parte per lo tutto, perchè il vento contien due parti, l’esalazione e l’aria contigua che è mossa per violenza: e questo è modo comune di parlare; sì come si suol dire che l’aria porta alcuna cosa, perchè quasi sempre nell’aria è alcuna commozione. Ma diciamola come sta: ψῆγμα non si chiama l’oro battuto, ma la limatura; nè Aristotile dice che nuoti su l’aria, ma su l’acqua, come osservò Simplicio, e così non occorre fondarsi nel vento.

Impugna di nuovo l’Autore la risposta d’Aristotile contr’a Democrito: il quale ebbe opinione che alcuni atomi ignei, che continovamente ascendono per l’acqua, sospingono in su e sostengano quei corpi gravi che sono molto larghi, e che li stretti calino a basso per la poca quantità d’atomi che contrasta e ripugna loro: perchè rispondendo Aristotile a Democrito, disse che ciò dovrebbe più facilmente avvenire nell’aria; sì come il medesimo Democrito ne muove contro di sè instanza, ma, dopo averla mossa, la scioglie leggiermente, con dire che i corpuscoli che ascendono in aria fanno impeto disunitamente.

Dico che Aristotile non ha risposto al falso scioglimento di Democrito, perchè era fondato su principii falsi, cioè su’ calidi da’ quali voleva si facessero tutte le cose, e centra quelli altre volte aveva disputato Aristotile e mostratone la vanità loro, tal che sarebbe anco stato vano il trattarne più volte di questi senza proposito: ed in vero è quella dottrina una tal pazzia, che mi vergogno io, non che Aristotile, a trattarne. E pure, poi che pare se ne tenga conto, dicamisi, di grazia, per qual cagione abbino quei calidi più forza di sostener per acqua che per aria? Se perchè vengono più uniti, ma perchè più nell’acqua s’uniscono che per aria? E dovunque s’uniscono, necessario è che lascino un luogo e che s’accostino all’altro: nel luogo, dunque, lasciato non potranno aver forza di sostenere; e pur la forza si vede uguale a tutte le parti: se già non vogliamo dare tanto cervello a gli atomi, che, non altrimenti che soldati in battaglia, vadino soccorrendo secondo