Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/248

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244 operetta intorno al galleggiare ecc.

porzione uguale, ma disuguale; perchè in tale estremità si può dire che non solo le cose gravi si muovono più tardi, ma che cessi poi tutto il lor moto, cioè che la terra voli per aria e che la cosa più grave dell’acqua nuoti sopr’essa, sì come l’oro battuto, quel minimo, e la rena volano per l’aria, e l’ebano e l’aghetto soprastanno all’acqua. Ed anche si vede per esperienza come un legno si muove più presto in giù che un sasso piccolo, con questo che è più gravità nel sasso che nel legno; e pure è molto maggiore la quantità dell’aria in quel legno che non è la terra, né può fare, secondo il Galilei, tanta quantità del fuoco in quell’aria che la parte terrena, con la quale è unita, non s’abbia a muovere più presto d’un sasso o d’altra cosa per natura più grave del legno; molto, adunque, più presto si muoverebbe dall’acqua, che ò meno grave di tali materie, per avere il suo fuoco, secondo l’opinione di Democrito. Concludasi, adunque, che non solo la terra in minore quantità porta l’aria o vero il fuoco in giù, ma anco non può essere così trattenuta, che non possa muoversi più presto da una minima parte di terra o gocciola d’acqua.

Ma quello in che doverebbe fare il Galileo difficultà ò più di sotto, dove Aristotile argumenta che anche una gran quantità d’acqua si muoverebbe più presto in su che poca d’aria: ma se poca terra vince molto fuoco, come adunque manco fuoco porterà in su più terra? Tal dubbio m’induce a credere, che Aristotile contra Democrito argomenta avendo più riguardo a’ nomi che alla natura della cosa. Poi che quelli antichi filosofi andavano dicendo che si muovessero gli elementi ora per il triangolare, ora per la grandezza, ed ora per il pieno e vòto, e non ponevano altrimenti la natura principio del moto: e così diceva Democrito, che la terra si muoveva in giù per il pieno, ed il fuoco in su per il vòto; e dipoi voleva che l’aria participasse più di vòto che di pieno, e l’acqua più di pieno che di vòto. Contro di lui Aristotile argomenta che, se per il pieno l’acqua si muove in giù, adunque una gran quantità d’aria, avendo più pieno che poca acqua, si muoverà più presto in giù; come anche una gran quantità d’acqua, per avere più di vòto che poca d’aria, si muoverà più presto in su. E se bene la gran quantità d’aria avesse più di vòto che di pieno e, per il contrario, l’acqua più di pieno che di vòto, non gioverebbe questo punto a Democrito: perchè, se per il più vòto non venisse in giù l’aria, non sarebbe adunque vero che il pieno fusse causa del moto all’ingiù, e più di vòto dove non s’accelera il moto all’insù; adunque né pieno è nell’aria, né vòto nell’acqua, né questi possono dirsi principio di moto: sì che la disputa sta ne’ nomi e non in re, come ha creduto il Galilei nostro.

Oltre che, si darebbe repugnanza nella natura degli elementi per il pieno e vacuo, se il pieno per il più vòto non facesse il muoversi in giù, né il vòto per il più pieno non facesse il muoversi in su. Di più, un nome non leva la forza d’un altro.

E questo basti a dichiarazione della vera dottrina d’Aristotile, la quale ha difeso e m’offerisco a difendere.