Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/37

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attenenti al trattato ecc. 33


assai trita per le scuole peripatetiche, ciò è che era operazione del freddo il condensare; ed addusse per esperienza di ciò il giaccio, affermando quello non essere altro che aqqua condensata. Ma io per modo di dubitazione gli dissi, che più presto era da dirsi, il giaccio esser aqqua rarefatta; perchè, se è vero che la condensazione apporti maggior gravità e la rarefazione leggerezza, già che veggiamo il giaccio esser men grave dell’aqqua, doviamo credere che egli sia altresì manco denso: e gli soggiunsi che dubitavo che egli non avesse equivocato da denso a duro, e che avesse voluto dire, il giaccio esser più duro che l’aqqua, e non più denso, sì come l’acciaio è più duro, ma non più denso, dell’oro1. Negò di subito il filosofo che il giaccio fusse men grave dell’aqqua, ed affermò il contrario; ed io soggiunsi, ciò esser manifestissimo, perchè il giaccio supernata all’aqqua. Ma io sentii subito in risposta dirmi, che non la minor gravità del giaccio era causa del suo galleggiare sopra l’aqqua, essendo veramente più grave di essa, ma sì bene la sua figura larga e sparsa, la quale, non potendo fender la resistenza dell’aqqua, lo tratteneva di sopra. Ma io doppiamente gli risposi: e prima dissi, che non solo le falde larghe e sottili, ma2 qualunque pezzo di giaccio e di qualunque figura restava a galla nell’aqqua; e poi gli soggiunsi che, se fosse stato vero che il giaccio fusse veramente più grave dell’aqqua, ma che presone una larga e sottil falda ella non si demergesse, sostenuta dalla sua figura inetta al penetrar la continuazione dell’aqqua, ei poteva provare a spigner con forza la detta falda nel fondo, lasciandola poi in libertà; che senz’altro averla veduto risurgerla e tornare a galla, penetrando e dividendo all’in su quella resistenza dell’aqqua, la quale, aiutata anco dalla sua gravità, non poteva dividere descendendo. Qui, non si potendo replicare altro3, volse oppugnar la mia dimostrazione con un’altra esperienza; e disse che pur aveva mille volte osservato che, percotendosi la superficie dell’aqqua con una spada di piatto, si sente grandissima resistenza nel penetrarla, dove

16. grave dell’aqqua di essa — 20. poi che gli — 24-25. fondo dell’aqqua lasciandola — 31. si sentiva sentepenetrarla ma dove
  1. Da «e gli soggiunsi» fino a «oro» è aggiunto in margine.
  2. Le parole «non solo.... ma» sono aggiunte marginalmente.
  3. Qui segue, e fu poi cancellato: «e convenendo pure alla gravità disputatoria lo star saldo ed immobile in quello che una volta si è pronunziato».