Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/82

Da Wikisource.
78 discorso


servire per cavar d’errore alcuni meccanici prattici, che sopra un falso fondamento tentano talora imprese impossibili), nella quale al vaso larghissimo EIDF, vien continuata l’angustissima canna ICAB, ed intendasi in essi infusa l’acqua sino al livello LGH; la quale in questo stato si quieterà, non senza meraviglia di alcuno, che non capirà così subito come esser possa, che il grave carico della gran mole dell’acqua GD, premendo abbasso, non sollevi e scacci la piccola quantità dell’altra contenuta dentro alla canna CL, dalla quale gli vien contesa ed impedita la scesa. Ma tal meraviglia cesserà, se noi cominceremo a fingere l’acqua GD essersi abbassata solamente sino a QO, e considereremo poi ciò che averà fatto l’acqua CL. la quale, per dar luogo all’altra che si è scemata dal livello GH sino al livello QO, doverà per necessità essersi nell’istesso tempo alzata dal livello L sino in AB, ed esser la salita LB tanto maggiore della scesa GQ, quant’è l’ampiezza del vaso GD maggiore della larghezza della canna LC, che in somma è quanto l’acqua GD è più della LC. Ma essendo che il momento della velocità del moto in un mobile compensa quello della gravità di un altro, qual meraviglia sarà se la velocissima salita della poca acqua CL resisterà alla tardissima scesa della molta GD?

Accade, adunque, in questa operazione lo stesso a capello che nella adera, nella quale un peso di due libre ne contrappeserà un altro di 200, tuttavolta che nel tempo medesimo quello si dovesse muovere per ispazio 100 volte maggiore che questo; il che accade quando l’un braccio della libra sia più cento volte lungo dell’altro. Cessi per tanto la falsa opinione in quelli che stimavano che un navilio meglio e più agevolmente fosse sostenuto in grandissima copia d’acqua che in minor quantità (fu ciò creduto da Aristotile ne’ Problemi, alla Sezion 23, Probl. 2), essendo, all’incontro, vero che è possibile che una nave così ben galleggi in dieci botti di acqua come nell’oceano.

Ma, seguitando la nostra materia, dico che da quanto si è sin qui dimostrato possiamo intendere, come uno de’ soprannominati solidi, quando fusse più grave in ispecie dell’acqua, non potrebbe mai da qualsivoglia quantità di quella esser sostenuto. Imperò che, avendo noi veduto, come il momento, col quale un tal solido grave in ispecie come l’acqua contrasta col momento di qualunque mole d’acqua, è potente a ritenerlo sino alla total sommersione, senza che egli si