Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/97

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intorno alle cose che stanno in su l’acqua ecc. 93


sicelle non si sommergono perché non sono potenti a divider la tenacità delle parti dell’acqua: e più vedrà, che le sottilissime piastre d’ebano, di pietra e di metallo, quando restano a galla, non solamente hanno rotta la continuazion dell’acqua, ma sono con tutta la lor grossezza sotto la superficie di quella, e più e più secondo che le materie saranno più gravi; sì che una sottil falda di piombo resta tanto più bassa che la superficie dell’acqua circunfusa, quanto è, per lo manco, la grossezza della medesima piastra presa dodici volte, e l’oro si profonderà sotto il livello dell’acqua quasi venti volte più che la grossezza della piastra, sì come io più da basso dichiarerò. Ma seguitiam di far manifesto, come l’acqua cede e si lascia penetrar da ogni leggerissimo solido; e insieme dimostriamo, come anche dalle materie che non si sommergono si poteva venire in cognizione che la figura non opera niente circa l’andare o non andare al fondo, avvegnaché l’acqua si lasci egualmente penetrar da ogni figura.

Facciasi un cono o una piramide, di cipresso o d’abeto o altro legno di simil gravità, o vero di cera pura, e sia l’altezza assai notabile, cioè d’un palmo o più, e mettasi nell’acqua con la base in giù: prima si vedrà che ella penetrerrà l’acqua, né punto sarà impedita dalla larghezza della base, non però andrà tutta sott’acqua, ma sopravanzerà verso la punta; dal che sarà già manifesto, che tal solido non resta d’affondarsi per impotenza di divider la continuità dell’acqua, avendola già divisa con la sua parte larga e, per opinione degli avversari, meno atta a dividere. Fermata così la piramide, notisi qual parte ne sarà sommersa; e rivoltisi poi con la punta all’ingiù, e vedrassi che ella non fenderà l’acqua più che prima: anzi, se si noterà sino a qual segno si tufferà, ogni persona esperta in geometria potrà misurare che quelle parti, che restano fuori dell’acqua, tanto nell’una quanto nell’altra esperienza sono a capello eguali; onde manifestamente potrà raccorre, che la figura acuta, che pareva attissima al fendere e penetrar l’acqua, non la fende né penetra punto più che la larga e spaziosa. E chi volesse una più agevole esperienza, faccia della medesima materia due cilindri, uno lungo e sottile, e l’altro corto ma molto largo, e pongagli nell’acqua, non distesi, ma eretti e per punta: vedrà, se con diligenza misura le parti dell’uno e dell’altro, che in ciascheduno di loro la parte sommersa a quella che resta fuori dell’acqua mantiene esquisitamente la proporzion medesima, e che niente