Pagina:Le opere di Galileo Galilei V.djvu/237

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intorno alle macchie solari ecc. 237

ciò che appartiene a’ calcoli ed altri loro particolari accidenti; le quali cose in breve manderò in luce, con tutto il resto delle considerazioni fatte intorno all’altre celesti novità: ma è restato fallace il mio pensiero per l’inaspettata meraviglia con la quale Saturno è venuto ultimamente a perturbarmi; di che voglio dar conto a V. S.

Già le scrissi come circa a 3 anni fa scopersi, con mia grande [Nuova e inaspettata meraviglia di Saturno.] ammirazione, Saturno esser tricorporeo, cioè un aggregato di tre stelle disposte in linea retta parallela all’equinoziale, delle quali la media era assai maggiore delle laterali. Queste furono credute da me esser immobili tra di loro: nè fu la mia credenza irragionevole; poi che, avendole nella prima osservazione vedute tanto propinque che quasi mostravano di toccarsi, e tali essendosi conservate per più di due anni, senza apparire in loro mutazione alcuna, ben dovevo io credere che le fossero tra di se totalmente immobili, perchè un solo minuto secondo (movimento incomparabilmente più lento di tutti gli altri, anco delle massime sfere) si sarebbe in tanto tempo fatto sensibile, o col separare o coli’ unire totalmente le tre stelle. Triforme ho veduto ancora Saturno quest’anno circa il solstizio estivo; ed avendo poi intermesso di osservarlo per più di due mesi, come quello che non mettevo dubbio sopra la sua costanza, finalmente, tornato a rimirarlo i giorni passati, l’ho ritrovato solitario, senza l’assistenza [Saturno solitario.] delle consuete stelle, ed in somma perfettamente rotondo e terminato come Giove, e tale si va tuttavia mantenendo. Ora che si ha da dire in così strana metamorfosi? forse si sono consumate le due minori stelle, al modo delle macchie solari? forse sono sparite e repentinamente fuggite? forse Saturno si ha divorato i proprn figli? o pure è stata illusione e fraude l’apparenza con la quale i cristalli hanno per tanto tempo ingannato me con tanti altri che meco molte volte gli osservarono? è forse ora venuto il tempo di rinverdir la speranza, già prossima al seccarsi, in quelli che, retti da più profonde contemplazioni, hanno penetrato tutte le nuove osservazioni esser fallacie, nè poter in veruna maniera sussistere? Io non ho che dire cosa resoluta in caso così strano inopinato e nuovo: la brevità del tempo, l’accidente senza esempio, la debolezza dell’ingegno e ’l timore del-

22. delle solite stelle, A, B; in B Galileo corresse solite in consuete. — 29. E forse ora vien il tempo, A, B; in B Galileo corresse conforme alla lezione della stampa. — 31. le mie osservazioni, A, B; in B mie fu corretto da Galileo in nuove. —