Pagina:Le opere di Galileo Galilei V.djvu/274

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270 avvertimento.

tutte le numerose edizioni della lettera. Singolare invero la storia di questa scrittura, che, per la sua grande importanza congiunta con la brevità, fu ripubblicata assai di frequente in molte antologie, vuoi di cose galileiane vuoi generali della letteratura italiana: ma siffatte ristampe, nessuna esclusa, riproducono l’edizione del Poggiali, oppure quella del Venturi1, che copia dal Poggiali correggendo qua e là senza appoggio di codici2 , oppure, più spesso, l’ultima edizione fiorentina delle Opere di Galileo, la quale alla sua volta toglie dal Venturi: così che la volgata della lettera a Don Benedetto, quale ebbe corso fin ora, ha per fondamento un dei peggiori codici della famiglia peggiore, trascritto dal Poggiali forse non sempre esattamente, corretto arbitrariamente dal Venturi. Nessuna maraviglia perciò se tale lezione volgata in più luoghi non dà quasi senso3; e non parrà troppo ardimento il nostro, se osiamo affermare che questa scrittura esce ora per le nostre cure così rinnovellata, da potersi quasi dire tratta dall’inedito.

La lettera a Mons. Dini de’ 16 febbraio 1615, com’ebbe, fin da principio, minor diffusione di quella al Castelli, così è rappresentata da minor numero di manoscritti. Noi ne conosciamo i seguenti:

G = Biblioteca Nazionale di Firenze, Mss. Galileiani, Par. IV, T. I, già citato, car. 14r. — 16r.; sec. XVII, di mano diversa da quella del cod. G della lettera al Castelli4;

Mgb = Biblioteca predetta, cod. Magliabechiano II. IX. 65, car. 41r. — 45r.; sec. XVII;

R = Biblioteca Riccardiana, cod. 2146, car. 1r. — 5t.; sec. XVII;

  1. Memorie e lettere inedite finora o disperse di Galileo Galilei, ordinate ed illustrate con annotazioni dal cav. Giambatista Venturi, ecc. Parte Prima, ecc. Modena, MDCCCXVIII, pag. 203-208.
  2. P. e., a pag. 282, lin. 29-30, dove tutti i codici leggono «procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura», il Poggiali, forse per falsa lettura, stampa: «procedendo di poi dal Verbo ecc.» ; e il Venturi sopprime quel di poi, che non dà senso, e stampa «procedendo dal Verbo ecc.»; la qual lezione è stata riprodotta dagli editori successivi.
  3. Citiamo, per saggio, alcune lezioni spropositate della volgata, tra le quali ve n’hanno di addirittura ridicole: pag. 281, lin. 8, avvenire a quelli; lin. 11, in effetto biasimevole; pag. 282, lin. 9, dalla P. V. molto reverendissima, non poter; lin. 17, corporali che umani; lin. 18, d’oblivione; lin. 24-25, perchè sieno cotali parole proferite; lin. 27, ma novamente bisognosa; pag. 282, lin. 32 — pag. 283, lin. 2, ed essendo di più convenuto nelle Scritture accomodarsi all’intendimento dell’universale in molte cose diverse in aspetto quanto al significato; ma all’incontro; pag. 283, lin. 8-9, per luoghi della Scrittura che avessino mille parole diverse stiracchiate, poiché non ogni detto; pag. 284, lin. 10-12, le quali abbenchè ingegnosissime se parlino ispirate da Dio, chiaramente vediamo; pag. 285, lin. 27-28, e non soverchiamente ulcerate da prepostere passioni ed interessi; pag. 286, lin. 1-2, nel senso appunto ch’elle sono, cioè; lin. 4-5, sì che l’avversario non presumerà di legare, ma di restar libero quanto al potere; lin. 27-28, ma da quel primo mobile; pag. 288, lin. 6-11, se, conforme alla posizione del Copernico, noi costituissimo la Terra muoversi almeno di moto diurno, chi non vede che per fermare tutto il sistema, senza punto alterare il restante delle scambievoli rivoluzioni dei pianeti, solo si prolungasse lo spazio e il tempo della diurna illuminazione, basta perchè fusse fermato il Sole; lin. 14-15, il giorno intero; ecc. A pag. 286, lin. 16-26, la Volgata dà il testo compendiato della famiglia peggiore dei manoscritti.
  4. Su questo codice è condotta, molto probabilmente, l’edizione della lettera al Dini fatta dal Targioni Tozzetti, op. cit., T. II, Par. I, pag. 26-29.