Pagina:Le opere di Galileo Galilei V.djvu/359

Da Wikisource.

circa l'opinione copernicana 355


E prima (stando pur solamente sopra le conietture generali), veggasi la prefazione di quello a Paulo terzo, Sommo Pontefice, al quale egli dedica l’opera; e troverassi, prima, come per satisfare alla parte che questi dicono dell’astronomo, egli aveva fatta e compita l’opera secondo l’ipotesi della commune filosofia e conforme all’istesso Tolommeo, sì che niente ci era da desiderare; ma poi, spoliatosi l’abito di puro astronomo e vestitosi quello di contemplatore della natura, si pose a esaminare se questa già introdotta supposizione da gli astronomi, e che quanto a i calcoli ed apparenze di moti a pianeta per pianeta competentemente satisfaceva, potesse anco re vera sussistere nel mondo e nella natura; e trovando che in maniera alcuna non poteva essere una tale ordinazione di parti, delle quali, ben che in se stessa ciascuna fosse assai proporzionata, nel congiugnerle poi insieme si veniva a formare una mostruosissima chimera, si pose, come dico, a contemplare qual potesse realmente essere in natura il mondano sistema, non più per il solo commodo del puro astronomo, a i calcoli del quale già aveva satisfatto, ma per venir in cognizione di sì nobile problema naturale, sicuro oltre a ciò, che se alle semplici apparenze si era potuto satisfare con ipotesi non vere, molto meglio ciò si averebbe dalla vera e natural constituzion mondana. E trovandosi ricchissimo di osservazioni vere e reali in natura, fatte ne i corsi delle stelle, senza la qual cognizione è del tutto impossibile conseguire una tal notizia, s’applicò con indefessi studii al ritrovamento di tale constituzione: e prima, invitato dall’autorità di tanti antichi uomini grandissimi, si diede alla contemplazione della mobilità della Terra e stabilità del Sole; senza il quale invito ed autorità, per sè stesso o non gli sarebbe venuto in mente tal concetto, o l’averebbe avuto, come egli confessa d’averlo avuto nel primo apparire, per acroama e paradosso grandissimo; ma poi con lunghe e sensate osservazioni, con incontri concordanti e fermissime dimostrazioni, lo scoperse talmente consonante alla mondana armonia, che interamente s’accertò della sua verità. Non è, dunque, introdotta questa posizione per satisfare al puro astronomo, ma per satisfare alla necessità della natura.

Di più, conobbe e scrisse nell’istesso luogo il Copernico, che il publicare al mondo questa opinione l’averebbe fatto reputar pazzo dall’infinità de insegnaci della corrente filosofia, e più dall’università de gli