Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/110

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102 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

a piccolissima parte della medesima parete: qual meraviglia è dunque che la reflessione prima illumini molto vivamente, e che quest’altra resti quasi impercettibile?

Simp. Io mi trovo piú inviluppato che mai, e mi sopraggiugne l’altra difficultà, come possa essere che quel muro, essendo di materia così oscura e di superficie così mal pulita, abbia a ripercuoter lume piú potente e vivace che uno specchio ben terso e pulito.

Salv. Piú vivace no1, ma ben piú universale, chè, quanto alla vivezza, voi vedete che la reflessione di quello specchietto piano, dove ella ferisce là sotto la loggia, illumina gagliardamente, ed il restante della parete, che riceve la reflession del muro, dove è attaccato lo specchio, non è a gran segno illuminato come la piccola parte dove arriva il reflesso dello specchio. E se voi desiderate intender l’intero di questo negozio, considerate come l’esser la superficie di quel muro aspra, [Lume reflesso de i corpi asperi più universale che quello de i tersi, e perchè.]è l’istesso che l’esser composta di innumerabili superficie piccolissime, disposte secondo innumerabili diversità di inclinazioni, tra le quali di necessità accade che ne sieno molte disposte a mandare i raggi, reflessi da loro, in un tal luogo, molte altre in altro; ed in somma non è luogo alcuno al quale non arrivino moltissimi raggi reflessi da moltissime superficiette sparse per tutta l’intera superficie del corpo scabroso, sopra il quale cascano i raggi luminosi: dal che segue di necessità che sopra qualsivoglia parte di qualunque superficie opposta a quella che riceve i raggi primarii incidenti, pervengano raggi reflessi, ed in conseguenza l’illuminazione. Seguene ancora, che il medesimo corpo sul quale vengono i raggi illuminanti, rimirato da qualsivoglia luogo, si mostri tutto illuminato e chiaro: e però la Luna, per esser di superficie aspra e non tersa, rimanda la luce del Sole verso tutte le bande, ed a tutti i riguardanti si mostra egualmente lucida. [Luna se fusse tersa e liscia, sarebbe invisibiie.]Che se la superficie sua, essendo sferica, fusse ancora liscia come uno specchio, resterebbe del tutto invisibile, atteso che quella piccolissima parte dalla quale potesse venir reflessa l’immagine del Sole, all’occhio di un particolare, per la gran lontananza, resterebbe invisibile, come già abbiam detto.

  1. L’edizione originale legge «abbia a ripercuoter maggior lume che uno specchio ecc.» (lin. 6-7), e «Salv. Maggior lume no»; ma nell’esemplare che di detta edizione è posseduto dalla Biblioteca del Seminario di Padova, Galileo corresse di sua mano, nell’ uno e nell’altro luogo, come noi abbiamo stampato.